venerdì 27 febbraio 2015

Damas y Caballeros esto es buen futbòl

Torino, 19 febbraio 2015, ore 21.11
Io e mia sorella Lara siamo usciti dallo stadio, l'animo è combattuto tra la consapevolezza di avere fatto una bella partita, e l'amaro in bocca per quel 2-2 che complica tante cose in vista della sfida del ritorno. Fa freddo, non abbiamo mangiato nulla, entriamo in una pizzeria al taglio vicino allo stadio, ordiniamo e cerchiamo di riprenderci. I commenti sono quelli di tutti <<Cazzo, potevamo farcela, avremmo pure meritato, siamo stati i soliti ingenui>>, tra il rammarico e l'orgoglioso <<Però non abbiamo mai mollato, siamo stati il Toro>>. E mentre sento tutto questo, anche io cerco una spiegazione, un appiglio, un pensiero positivo per ricaricarci per la partita a Bilbao, e alla fine non c'è stato nulla di più semplice. E mentre mi verso una mezza bottiglia di Moretti, guardo mia sorella, sorrido e dico <<Guarda che secondo me, tutto è già stato scritto, tutto combacia, è il buon calcio sorella. Secondo te noi oggi si vinceva 3-0 per andare a farsi una passeggiata di salute in Spagna? Eh no!! Questo non sarebbe buon calcio, noi oggi abbiamo solo fatto capire al nostro avversario quello che potremmo fare se ne avessimo voglia, e per ospitalità e rispetto gli abbiamo concesso il pareggio. E' chiaro che il buon calcio esiga l'impresa epica, quindi settimana prossima al San Mamès il cerchio si chiuderà e a costo di farci finire tutti in cardiologia, Giampierone se ne ritorna a Torino con gli ottavi in tasca e un ego che a confronto Mourinho sembrerà Madre Teresa>>. Lara sorride, anche lei vuole crederci, e sotto sotto, spero di crederci pure io. Sarà una settimana lunga, lunghissima. Naturalmente questa mia teoria non posso scriverla sul blog, porta sfiga, ma la tengo stretta stretta e chissà se stavolta non abbia avuto ragione.
Bra Toro Club, 26 febbraio 2015, ore 21.00
Siamo già tutti in posizione, la sala è piena naturalmente, il clima è alto, allegro, sembra che tutti ci credano anche se sappiamo che sarà dura, durissima, sarà una serata per cuori forti e dalla durata infinita. Lo Stadio di Bilbao, oltre che bellissimo è una bolgia, che invidia non essere lì, ma che orgoglio quando inquadrano il nostro settore, strapieno e spesso più rumoroso di tutti gli altri tifosi messi assieme. Naturalmente i media itagliani (la gli ignorante non è un errore n.d.r.) ci hanno già dato per spacciati, loro seguono le vicende dell'Inter e pappone varie, addirittura qualche tg non ci menziona nemmeno tra i partecipanti ai sedicesimi. Ma a noi non ce ne frega una mazza, non saranno certo dei giornalisti prezzolati e con la lingua felpata per leccare natiche a ricordarci chi siamo.
Il tempo è da tregenda, non piove, in realtà diluvia, gli sguardi dei nostri però promettono bene, non hanno paura, io invece ne ho tanta, tantissima, tanterrima. Si parte, come al solito noi abbiamo bisogno di qualche minuto per capire l'avversario come si muoverà, le nostre partenze a diesel sono ormai un nostro marchio di fabbrica, ma gli spagnoli vogliono subito far capire chi sono, e nemmeno a 10 minuti dall'inizio mettono alla prova Padelli che devia una punizione in corner. Ma noi superiamo la tremarella, e qualche minuto dopo è Quagliarella che tira in porta di poco alto.
Ci vuole pazienza, è quello che ci diciamo tra noi, con la sala del Toro Club strapiena, ma passa un niente che su un pallone perso dagli spagnoli si infila in area Vives, il difensore è in ritardo, lo aggancia, lo butta a terra, tutta la sala si alza in piedi <<RIGOREEEE!!!>>, l'arbitro indica il dischetto, ed ecco il nostro primo boato e la mia prima vampata di calore. Si presenta Quaglia, io odio i calci di rigore, soprattutto quelli che ci danno a favore, considerando che il mio battesimo granata, il giorno in cui capii che non potevo essere altro che del Toro, fu il giorno dello spareggio di Reggio Emilia, del rigore di Dorigo e di quel palo maledetto. Ma Quaglia tira forte il portiere tocca, per un attimo ci manca il fiato, ma poi la rete si gonfia: secondo boato, seconda vampata di calore.
<<Quanto manca alla fine??>> sarà la domanda che ci faremo da quel momento in poi per tutta la serata, è solo passato un quarto d'ora, davanti c'è ancora tutta una vita da giocare e succederà di tutto. Ma il Toro è vivo, non si chiude, è attento, ribatte colpo su colpo sulle sfuriate dell'Athletic e da l'impressione di poter colpire sempre quando meno te lo aspetti. Il primo tempo va avanti così, col Toro che viene fermato varie volte in fuorigioco millimetrico, sembra che debba concludersi in questo modo ma alla fine una punizione dell'Athletic scavalca la difesa, Molinaro è posizionato male non ci arriva e da dietro Iraola sorprende tutti e pareggia. Sconforto totale, prendere gol così è di nuovo da ingenui, soprattutto a chiusura di tempo. 
Palla al centro, il Toro non sembra sbandare riprende palla e coraggio, e fa un'azione molto simile a quella vista nella partita all'andata, viene liberato Darmian sull'esterno, crossa al centro, stacca e incorna Maxi Lopez ed è ancora gol. Altro boato, e questa volta, per la delusione del pareggio di qualche minuto prima, salto dalla sedia e urlo come un disperato, ecco la terza vampata e soprattutto ecco che la testa inizia a girare e le gambe mi diventano molli. Mi appendo con una mano al tavolino, con l'altra alla sedia di un anziano tifoso, che anche lui gioisce alla grande ma nonostante la differenza d'eta lui sta una favola, io per fortuna riesco ad appoggiare il sedere sulla mia seggiola e cerco di riprendermi. 
Il primo tempo finisce, e io a questo punto ho assoluto bisogno di prendere aria, e magari il Montenegro d'ordinanza che non so se faccia bene in questi casi, ma oggi ho deciso di sì.

Inizia la ripresa, nel frattempo cominciano ad arrivarmi i messaggi di amici vari, Vane, Vale, il gobbo portafortuna Emanuele, che conoscendo l'aplomb inglese con il quale seguo le partite, si sinceravano che io non fossi già ricoverato in qualche terapia intensiva del cuneese. Li rassicuro, dicendogli che proprio bene non stavo ma al momento ero vivo, e che comunque male che fosse andata li salutavo tutti caramente, raccomandandomi che se avessi lasciato questo mondo, in caso di interviste agli amici, da parte degli inviati di Studio Aperto, avrebbero potuto anche dire che <<era una brava persona, andava tutte le domeniche a messa e quando lo incontravi salutava sempre>> con tanto di sottofondo di My Immortal degli Evanescence che fa sempre scena. 
Io, invece ogni tanto scrivo al mio amico Oppi, perchè so che lui vive le partite come me ed a mia volta volevo sincerarmi delle sue condizioni di salute: lui non aveva ancora avuto mancamenti...ma già piangeva, e avevamo tutto un secondo tempo davanti. Bene! Tutto normale!!
L'Athletic riparte alla grande, ci mettono paura con una punizione, ma siamo di nuovo noi a rispondere col potenziale colpo del K.O. Maxi Lopez si ritrova di nuovo solo davanti al portiere colpisce di testa, la palla viene respinta, calcia a botta sicura, non può non entrare..e infatti sarebbe entrata se il portiere non avesse fatto un autentico miracolo di piede. 
Ma la sofferenza non finisce mai pochi minuti dopo sono gli spagnoli che sfiorano il gol, prima con un palo, poi con la nostra difesa che respinge un tiro a porta quasi sguarnita. Ma al terzo affondo pareggiano di nuovo, bello il passaggio filtrante per De Marcos che infila tutta la retroguardia ed insacca senza problemi 2-2. Così si va ai supplementari, io non so se riuscirò a reggere così tanto, inizio a pensare che la mia profezia sul buon calcio sia stata una grandissima cagata e che quella sarebbe stata un'altra notte dannata, come tante altre nella nostra storia. 

Festa di tamarri con Darmian che passava per caso di lì
Ma il mio è stato un pensiero da miscredente, è il Dio del buon calcio mi ha voluto dimostrare nella sua magnanimità il mio essere pirla. Perchè il Toro si rialza, ancora una volta, i giocatori son stanchi ma giocano alla morte, hanno le magliette zuppe e sporche di fango ed erba, Glik e Molinaro hanno i calzettoni lacerati per le botte che hanno dato e preso, e poi corrono, corrono come non si era mai visto. Il pubblico è incredibile, ma la cosa ancora più stupefacente è che dalla TV si sentivano soprattutto i nostri, Tutti davano tutto insomma. Ed ecco allora che vedi El Kaddouri, che quante volte gli ho sacramentato contro, perchè sempre lento, supponente e fumoso, correre velocissimo sulla fascia fintare e superare un avversario e crossare un pallone che sembra destinato a nessuno, ma ad un certo punto dallo schermo appare una maglia azzurra, assomiglia a Darmian, sì è proprio lui e non ci pensa un attimo tirando al volo. La rete si muove, un altro boato questa volta siamo tutti in piedi, cerco di contenermi per non avere altre vampate, posso solo applaudire, non dico nulla cerco solo di non far vedere gli occhi lucidi, chissà poi perchè, mi sento scemo a piangere per una partita di calcio, ma in fondo il Toro è solo una squadra di calcio??   

Ci sono ancora 20 minuti da giocare, la qualificazione è in tasca, l'Athletic ora deve fare per forza due gol, perchè col 3-3 passiamo ancora noi. Ma si soffre ancora, non tanto per quello che fanno gli spagnoli che sembrano stanchi e annichiliti (pure sugli spalti il San Mamès era silenzioso, il casino ora lo facevamo solo "noi") ma per il tempo che non passava mai, sembrava che quel maledetto cronometro fosse fermo solo per farci dispetto.
Gesto d'affetto del Mister per la rubrica #ilbuoncalcio che a quanto pare porta culo
Abbiamo ancora la possibilità di fare il quarto, con un'azione molto bella di Martinez che supera il portiere ma spara fuori, si arriva al 90° ci danno 4 minuti di recupero, devono fare due gol se non ci facciamo segnare almeno per i primi 3 è fatta. 
Ad un certo punto, finalmente quel cronometro segnerà il quarto minuto, l'arbitro fischia ed al Toro Club l'ennesimo, ultimo boato. 

Ci si abbraccia, ci si stringe le mani, ci si asciuga gli occhi millantando improvvise allergie. La profezia si è avverata, e abbiamo veramente vissuto un'apoteosi d'altri tempi, da un gruppo di giocatori che a settembre sono stati sfottuti, sfanculati, e definiti spesso dei bidoni non degni di indossare la nostra maglia, per il nostro solito viziaccio di non dare fiducia, di farci prendere dalla pancia e dai bassi istinti.
Questo è il Toro, nessun fenomeno, solo tanta voglia, applicazione, coraggio, tutto ciò che noi abbiamo sempre desiderato e che pensavamo di non rivedere più.
Ricordiamocelo per il futuro, ora si va avanti, e dopo la Spagna ci toccherà la Russia, e dovremmo utilizzare l'alfabeto cirillico per scrivere una nuova pagina di buon calcio.

Forza Toro Sempre.
Igor.



  

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