mercoledì 29 aprile 2015

La Polemica Sportiva - IV - Sassi, bombe e cordate

Amici de #ilbuoncalcio questa è una settimana senza tregua per noi che dobbiamo scrivere di Toro. E in attesa del match di questa sera, il nostro Polemicologo Federico Garabello, non poteva certo esimersi nel dire la sua a proposito dei fatti extra calcistici di questi giorni che hanno fatto da triste contorno al Derby della Mole (che se non lo sapete ancora, lo ha vinto il Toro per 2-1 lasciando il Venaria esterrefatto, e senza nemmeno la forza di rubacchiare un rigore o anche solo un fallo laterale).
Ecco a voi quindi la rubrica de La Polemica Sportiva, tra sassi a pullman inermi (si dice che purtroppo l'automezzo sia ancora ricoverato in coma vigile per non farlo soffrire troppo) e bombe prima lanciate, poi auto lanciate e poi lanciate di nuovo.
Buona lettura.


La Polemica Sportiva

IV – Sassi, bombe e cordate

Dopo 20 anni il Toro vince il derby e i tifosi esplodono, LETTERALMENTE!
Lascio al “Direttorissimo” del blog #ilbuoncalcio il compito di parlare della partita e, come mio solito, parlo del contorno. Di sassi e di bombe.
E' davvero strano collegare sassi e bombe allo sport. In Italia capita anche questo.
Prima della partita succedono due fatti: “tifosi” juventini cercano la rissa contro tifosi del Toro e “tifosi” del Toro cercano di lapidare il pullman della squadra bianconera.
Il nuovo Juvebus più sicuro e confortevole 
Sul primo fatto non mi soffermo molto, ho visto dei video e il copione è il solito, con tifoserie che provano a menarsi, la polizia che carica e tutto finisce. Roba tristemente da derby.
All'arrivo del juvebus alcuni “tifosi” del Toro pensano bene di tentare l'assalto. Ora, io per quanto non ami queste situazioni, ai tifosi del Toro voglio bene ma sono stati davvero dei cretini.
Cretini perché non serve a nulla se non a essere ripresi dalle telecamere di sicurezza e a fare la figura del teppista. E così è stato.
La ferita "mortale" al Bus del Venaria
Mi permetto una nota a margine: in questa occasione è stato assegnato il premio “Padre dell'anno” al signore che, con figlio piccolo in braccio, si è avventato al pullman in movimento per dargli un calcio. Complimentoni! Menzione d'onore al signore che è riuscito a lanciare un quotidiano gratuito (fra gli oggetti più leggeri e meno aerodinamici del mondo) da una distanza considerevole e con una buona potenza.
Ad inizio partita invece l'episodio più grave: una bomba carta viene lanciata dal settore juventino verso la curva Primavera causando circa 10 feriti. Gesto gravissimo ma che per fortuna non ha causato danni peggiori e ha visto la sicurezza intervenire in tempi rapidissimi (alcuni presunti autori del lancio sono stati arrestati già a fine primo tempo).
La bomba carta lanciata dai simpatici Juventini verso la Primavera
I media nazionali in serata sono riusciti nell'impresa di cambiare la realtà e la bomba carta è diventata una nota di colore al ben più grave fatto del pullman assalito. Non entro nel vespaio di polemiche così basse, mi limito a constatare che è una vergogna che fatti così accadano. TUTTI questi fatti.
Io, di nuovo personalmente, vorrei vedere per atti come questo più severità e più fermezza. Chiudere le curve non serve, ci sono le immagini, punite i singoli e puniteli duramente.
Chiudo il discorso derby con la mia immagine preferita: Bruno Peres che falcia Allegri per recuperare un pallone. A me ha fatto tanto ridere.
Ora vi starete chiedendo (spero) che significa la parola “cordate” del sottotitolo. Col Toro poco, ve lo anticipo, ma voleva essere l'argomento principe del mio nuovo “pezzo”. Quello che è successo al derby mi ha però “obbligato” ad aggiungere qualcosa.
Le cordate – dicevamo – se intese in senso figurato, sono gruppi di imprenditori uniti da uno scopo comune, di solito un'impresa economica di grosso valore. Nel calcio moderno sono collegate all'acquisto di TUTTE le società di calcio, quantomeno quelle italiane. Davvero, provate a fare una rapida ricerca su Google e vedrete che non c'è squadra di calcio italiana che non abbia notizie relative ad una cordata che la vuole comprare.
Spesso non è vero, serve solo a scrivere articoli o vendere giornali (fare visualizzazioni), ma quando invece è vero c'è da aver paura.
Il “caso” Parma è l'esempio più fresco di cordate (ben 3) finite malissimo. Il Toro viene collegato ad una cordata diversa ogni anno, da Mr. X a Proto fino alla più recente di Prada capitanata da Bertelli.
Noi che non ci facciamo mai mancare nulla abbiamo anche le cordate “indefinite” con gli sceicchi e i cinesi (roba fresca, in arrivo con l'estate).
Ora è turno del Milan. In queste settimane il Milan è stato venduto alla cordata del tailandese Mr. Bee, a quella cinese di Mr. Lee, a quella persiana (!!) di fantomatici imprenditori, alla sempre verde cordata di “sceicchi di un paese a caso con la sabbia” e nelle ultimissime ore ad un'altra cordata cinese (di partito!) di Mr. Xii. Tutti compratori che sembrano usciti da un film di Tarantino. Ci vorrebbe un Mr. Pink a caso, ma quello magari lo teniamo per il Toro, per divertirci anche noi.
Ovviamente il Milan viene venduto e smentito costantemente. Anche perché i fantomatici acquirenti sono davvero improbabili nel 90% dei casi, ma per far uscire la notizia come “certa” e “sicura” vanno comunque bene.
Ammetto che l'idea che Berlusconi venda il Milan ai comunisti (quelli veri, direttamente dal partito cinese) la trovo grandiosa, sarebbe un gesto teatrale incredibile.
Però trovo abbastanza sgradevole che in casi come questi si debba fare un gran mistero, le società smentiscono sempre (anche quando hanno venduto) e trattano i propri tifosi come bambini scemi. Posso capire che la colpa sia anche dei tifosi che da bambini scemi spesso si comportano, ma sono i tifosi e gli appassionati che fanno vivere le società e un po' di rispetto glielo si deve.
Leggere scarni e confusi comunicati che spesso non vogliono dire nulla è davvero svilente. E non regge nemmeno la motivazione che di solito viene data come giustificazione: non creare tensioni tra i tifosi e società. La tensione si crea COMUNQUE perché alla fine il tifoso finisce per cercare le voci più disparate e inconsistenti, creando compratori che non ci sono o, peggio, alimentando compratori che ci sono ma non hanno i soldi e magari si conclude con un fallimento (ogni riferimento è puramente casuale).
E' vero che una cordata ti può salvare dal dirupo ma con una “cordata” ci si può anche impiccare.

FG

martedì 28 aprile 2015

La rabbia, la vittoria e l'orgoglio

Vi dico la verità questo pezzo io non lo volevo scrivere. E’ stata personalmente una brutta settimana, piena di insuccessi e di delusioni personali, e a dire il vero domenica mattina, appena sceso dal letto di tutto avevo voglia tranne di guardare come sarebbe andato il derby.
Non vi era l’adrenalina solita, non vi era quella spinta, quel groppo allo stomaco che ti prende dal giorno prima e ti fa contare le ore i minuti ed i secondi che ti separano dalla partita delle partite.
Ma alla fine, considerando che sarei stato a casa a guardarmi l’ombelico e che non avrei comunque resistito nel tenermi informato, ho ceduto al senso del dovere di tifoso, e allora mi son recato dagli amici del Toro Club Bra.

L’atmosfera devo dire che un po’ aiutava, c’era l’entusiasmo che si respirava durante le partite di Europa League e il calendario del Toro appeso al muro vicino al televisore era girato sulla pagina dove vi era la foto del nostro Giampierone, che con il suo sguardo sicuro e rassicurante, quasi come un’icona sacra, ci diceva di stare tranquilli di credere nel buon calcio, e che oggi il bene l’avrebbe avuta vinta sul lato oscuro della forza.
Io cercavo di mettermi comodo, l’ansia comunque iniziava a salire, e il terrore che questa schifo di settimana terminasse anche con la solita beffa era grande. Chissà come avrei fatto a riprendermi questa volta?

La partita inizia e il Toro è sempre il solito: ordinato, attento su ogni palla, la cosa positiva è che non si vedevano giocatori timorosi, si aspettava l’avversario ma con l’atteggiamento di chi sa quello che sta facendo. I gobbi entrano in campo con una squadra un po’ rimaneggiata, Morata e Matri in attacco e addirittura, udite udite, il buon Angelo Ogbonna che per una domenica smette di fare l’autista del pullman (oddio ho parlato di pullman n.d.r.) e viene utilizzato per la sua antica professione, ossia quella del calciatore.
La partita è equilibrata il Toro cerca di tenere botta e ogni tanto si fa vedere con qualche tiro, i pigiami invece sembra che aspettino di mettere il turbo alla nostra prima distrazione, ed ecco infatti un lampo del solito Pirlo che pesca Matri solo davanti alla porta e in quel frangente compresi perché i miei amici gobbi quando parlano di Matri lo fanno sempre utilizzando epiteti poco carini, perché infatti spara alto sulla traversa.
Forse voi non lo sapete ma Ogbonna gioca ancora a calcio
La partita è difficile e la tensione al Toro Club sale, c’è chi sacramenta perché Ventura ha messo Benassi (che tra l’altro ha fatto un ottimo derby questa volta) memore della cappella del derby d’andata, c’è chi invece soffre in silenzio come il sottoscritto.
Le squadre continuano a cercare varchi, al momento il buon calcio è ancora in fase di riscaldamento, Matri si ritrova di nuovo solo davanti alla porta sguarnita sugli sviluppi di un contropiede sembra facile buttarla dentro, non fosse che da dietro arriva un fulmine biondo con la fascia di Capitano sul braccio e la maglia granata che la sfiora quel tanto che basta da mandarlo fuori tempo e metterla sul fondo.
Rimaneggiata o meno la Juve quando accelera fa paura e noi non dobbiamo sbagliare nulla. Ma la perfezione non è sempre amica del buon calcio, e Gazzi in quei minuti un po’ in difficoltà come tutto il centrocampo del Toro commette un fallo al limite della nostra area. Al Toro Club ci si guarda tutti male perché sappiamo benissimo chi batterà quella punizione, e sappiamo benissimo che per lui è più o meno come battere un calcio di rigore. E infatti, come volevasi dimostrare, arriva Pirlo, posiziona il pallone, prende la mira e segna.
Lo scoramento in saletta regna sovrano, io non dico nulla, penso solo che l’idea di quella mattina di starmene a casa a dormire avrei dovuto ascoltarla, dietro di me il signore che prima diceva che Ventura aveva sbagliato a mettere Benassi, ora sacramenta con Ventura perché non ha tolto Gazzi dopo nemmeno un tempo di gioco (era cristallino per lui che il nostro Mister avrebbe dovuto prevedere che con quel fallo di Gazzi, Pirlo avrebbe segnato).
La faccia di Padellone dopo il gol di Pirlo

Dopo la rete il Toro sbanda un attimo, ci vorrebbe una scossa, qualcosa che scombussoli la situazione prima di andare al riposo, un gol, come successe a Bilbao che ridesse coraggio, che rimettesse tutto in discussione. E forse lo pensa anche Quagliarella che riesce ad un certo punto ad anticipare Bonucci mettere a terra il pallone, liberarsi ed alzare la testa come se aspettasse qualcuno che la telecamera non ha ancora inquadrato ed infatti il suo passaggio arriva a Darmian che sta correndo come un treno libero di tirare, basterebbe un tiro forte e Buffon non potrebbe nulla. E forse Matteo aveva quell’idea in testa, o forse no, fatto sta che tocca la palla (forse per stopparla o forse per calciarla) e questa si impenna. Alzo le braccia ed urlo <<Cazzo Matteo che stop di merda, ma porca…>> ma poi mi fermo. perché ad un certo punto tutto il mondo sembra fermarsi, noi al Toro Club ma anche i difensori della Juve nella loro area, e forse pure ogni tifoso che era lì allo stadio. Tutto era fermo tranne due cose: una era la palla che stoppata in quella maniera disegna una parabola che sembra destinata sul fondo ma che ad un certo punto si riabbassa, e l’altra cosa che si muoveva, in realtà era una persona ed era sempre Darmian che continuava a correre con la stessa velocità di prima dietro quella palla sperando che si abbassasse. L’incontro tra il pallone e il suo piede avviene ad un metro dalla porta, Buffon non può davvero nulla, la palla entra, e il Toro è vivo, il derby si riapre, ed a questo punto tutte le sensazioni cambiano, tutta la storia cambia, perché loro avranno anche un fenomeno a calciare le punizioni ma noi abbiamo undici granata in campo e tanti altri in panchina che oggi hanno deciso di vendersi cara la pelle. Abbiamo imparato ormai che il buon calcio sa essere imprevedibile, e da oggi si aggiunge la nuova regola aurea che recita “anche da uno stop di merda può nascere un’azione da gol”

Inizia il secondo tempo e noi ci facciamo di nuovo fischiare un’altra punizione dal limite e Pirlo si rimette in posizione. Al Toro Club a questo punto iniziano i sacramenti già dal momento in cui il bianconero mette la palla a terra. Ormai è proprio come se calciasse un rigore, li tira con il telecomando e col culo che abbiamo di solito figurati se lo sbaglia. Pirlo calcia, Padelli rimane fermo, eccolo lì che ne fa un altro…invece un rumore sordo la palla che esce, anche questa volta un palo ci salva, non è la prima volta quest’anno e non sarà nemmeno l’ultima.
Ora le coincidenze iniziano ad essere parecchie, il gol prima della fine del primo tempo come a Bilbao, il gol di Darmian proprio come a Bilbao, i pali a nostro favore….inizio a pensare che stavolta il buon calcio non sbaglierà.
Bisogna crederci e il Toro ci crede, ed ecco qualche azione dopo la sgroppata di El Kaddouri, entra in area allarga per Darmian che mette in mezzo e in mezzo c’è Quagliarella che deve solo buttarla dentro. E’ un attimo mi trovo in piedi davanti alla tv ad urlare e con me tanti altri. Quaglia che segna, come a Bilbao, ed ora siamo avanti noi, ed ora la partita non finirà più.
Sì perché manca ancora mezz’ora, ed ora quelli là inizieranno ad incazzarsi, e chissà cosa si inventeranno per trovare il pareggio. E infatti l’orologio non si muove più e la Juve inizia a spingere e a collezionare palle gol, prima con Vidal che spara fuori, poi con Sturaro che sfiora il palo. Allegri fa entrare Tevez e Pepe, e qualche minuto dopo, l’infarto è dietro l’angolo quando all’ennesimo cross verso la nostra area la palla prima sbatte sul palo, poi viene ribattuta a colpo sicuro, e poi inizia a ballare sulla linea e finisce tra le braccia di Padelli attaccato proprio dai due nuovi entrati. La palla sguscia da tutte le parti basta un minimo tocco perché finisca dentro, Padellone la prende con le braccia, le gambe, la ferma pure con le chiappe e alla fine la salva.

Non ci arriverò vivo alla fine di questa partita, me lo sento, manca ancora troppo tempo, e noi siamo stanchi, soffriamo come bestie, Moretti prende una botta ad un piede ma non può essere sostituito perché Ventura ne ha già fatte tre e praticamente sta giocando su una gamba sola.
Noi facciamo un gol, ma è irregolare perché Martinez è in fuorigioco, loro stanno per pareggiare ancora con Sturaro che colpisce di testa a colpo sicuro, ma Padelli, l’unico portiere che sa farsi insultare per un’uscita a caso, e farsi amare un secondo dopo per una parata disperata si tuffa e dice ancora di no.
Siamo nel recupero, quel maledetto cronometro non si muove, ad un certo punto anche tutti i fondamentali del buon calcio vengono derogati perché ogni volta che un difensore del Toro ha la palla tra i piedi l’unica cosa che fa è spararla più lontano possibile dalla nostra aera. Anche i raccattapalle fanno la loro parte, palloni che spariscono, o che vengono restituiti due alla volta per perdere tempo. Alla fine l’arbitro fischia e siamo tutti in piedi, e si ripete la scena della partita con l’Athletic.
Ci si abbraccia commossi, davanti a me c’è un ragazzo che penso sia più giovane ed è emozionato tanto quanto me, e forse più di me perché magari lui in 20 anni un derby non l’aveva mai vinto.

Io non riesco più ad urlare, abbraccio mia sorella, ed un altro fratello che sedeva vicino a me e sono una fontana umana. Sono lacrime belle e terribili, lacrime di una settimana da dimenticare che si concludeva con un’unica grande, grandissima soddisfazione attesa per anni. Sono lacrime per il Toro e lacrime per me, che in tanti anni non ho ancora capito se son stato io a scegliere di essere del Toro o sia stato il Toro a scegliere che io non potevo essere di un’altra squadra. In fondo il Toro non è una squadra, è un modo di essere, è la vita che ti brucia la pelle, è la mia vita, fatta di fallimenti e risurrezioni, di esperienze fatte in posti dimenticati da Dio senza sapere come ne sarei uscito, di partite perse al novantesimo quando pensavo che ce l’avrei fatta, di rigori sbagliati clamorosamente, di partite che ho magari giocato alla grande ma che ho perso ingiustamente ai danni del prepotente di turno.
Forse il mio derby lo devo ancora vincere, o forse lo devo ancora giocare, ma oggi da queste lacrime si ricomincia un’altra volta, si riparte da qui.
Son stato in grado di aspettare 20 anni, e che piaccia o meno a qualcuno, io me la giocherò anche aspettandone altri 20. Mi troveranno sempre in piedi, a testa alta e con una maglia granata addosso.
Questo per me è il Toro. E’ tutto qui.

Forza Toro Sempre

Igor      


giovedì 23 aprile 2015

Dell'arte, del Sassuolo, e la settimana pre-derby

Amici de #ilbuoncalcio eccoci qua. No tranquilli non abbiamo smesso di farci sentire e non siamo andati in vacanza, questa settimana siamo stati assenti per motivi ben precisi, due in particolare.

Il primo: domenica scorsa non sono riuscito a seguire nemmeno radiofonicamente la partita del Torino contro il Sassuolo, perché ero a Torino Comics 2015. Nonostante la mia capacità di disegnare sia quella di un bambino di due anni con forti problemi, e la mia cultura sull’argomento si avvicina a quella di Aldo Biscardi per la grammatica italiana, ho potuto apprezzare tante cose belle, e tra queste sono andato a trovare i miei amici di #macomedisegni fumettisti appassionati, amanti dell’arte e quindi inconsapevolmente ed inevitabilmente amanti del buon calcio (andateli a trovare su codeste pagine http://macomedisegni.blogspot.it/ e https://www.facebook.com/macomedisegni?fref=ts così oltre ad aver fatto una spudorata pubblicità converrete con me che sono dei bravi guaglioni) che esponevano le loro opere al pubblico pagante.
#ilbuoncalcio incontra #macomedisegni al Torino Comics 2015

Naturalmente, nonostante l’assenza, ho provato in tutti i modi a tenermi informato sulle vicende che si svolgevano sul campo del Sassuolo, ma non essendoci tv sintonizzate sull’evento o radio a portata di mano, ho dovuto utilizzare l’antichissimo metodo del passaparola. Avevo quindi come inviata speciale e informatrice diretta mia sorella, che mediante messaggi sul cellulare mi teneva aggiornato sulla situazione. Potrei fare quindi quello che fanno spesso emeriti giornalisti sportivi o esperti e critici di calcio, ossia parlare di una partita senza nemmeno averla vista, ma visto che io sono solo un povero blogger mi atterrò solo a ciò che ho letto dai messaggi di mia sorella e dalle impressioni avute alla lettura di alcuni articoli sul tema.
Il Toro ha avuto molte occasioni e le ha sprecate, purtroppo però sul terreno di gioco vi era anche un arbitro di nome Gianpaolo Calvarese, famoso per la sua inutilità ed incompetenza, che ci ha fischiato un rigore contro molto dubbio (strano eh, in due giornate consecutive sono già due rigori dubbi che ci fischiano contro, ma sicuramente sarà un caso, ed in vista del derby certamente non mi viene da pensare male), il Sassuolo segna e noi ci siamo messi a rincorrere.
L'inutile e fastidioso Calvarese

Nel secondo tempo ancora il Toro attacca, e per confermare la sua assoluta capacità nell’arbitrare, Calvarese forse distrattosi un attimo, fischia un altro rigore che non esiste, questa volta però a nostro favore (epico il messaggio di mia sorella nell’occasione “1-1 su rigore, dubbio pure questo, ma chissenefrega” per la serie “anche il buon calcio sa essere cinico”). Dopo il pareggio di Quagliarella, il Toro sfiora ancora il vantaggio, ma non lo agguanta, la partita finisce in parità e guardando poi i risultati successivi delle nostre dirette avversarie c’è da mangiarsi le mani, perché con il pareggio del derby milanese e soprattutto con la sconfitta dei nostri fratelli Viola oggi si poteva essere davvero ad un passo dall’Europa.
I punti dal sesto posto sono comunque 5 e domenica sappiamo tutti che partita ci sarà e quindi inutile dirlo che i tre punti varranno doppio, se non di più.

Ed ora arriviamo al secondo motivo che mi ha fatto desistere dallo scrivere in questi giorni.
Siamo alla settimana del derby, e non capitemi male, ma ve lo dico con il cuore, io ODIO letteralmente ODIO la settimana prima del derby. E non (come malignamente penserà qualche furbino bianconero) perché ho paura di perdere o solite cagate assortite, ma perché sono diventato ormai super allergico alla “cosiddetta retorica del derby” alla quale il tifoso del Toro solitamente è tanto affezionato.
Durante questa settimana senti e leggi di tutto, vengono rimandati in rete tutti i filmati esistenti dal 1906 ad oggi dei derby che abbiamo vinto in passato, interviste tutte uguali a qualsiasi ex giocatore o ex allenatore, che attacca il disco che fa partire ad ogni derby in casa o fuori dicendo <<il derby non è una partita come le altre>>, <<il derby bisogna giocarlo con grinta da Toro>> (mentre ho sempre immaginato che invece tutte le altre partite potessero essere giocate in pigiama e ciabatte, perché non essendo un derby la grinta in quel caso non sarebbe necessaria).
Peres nel gol fatto al derby d'andata

Senza contare le previsioni che portano sfighissima <<lo sento questa è la volta buona>> oppure <<domenica li asfaltiamo>> che sento ripetere sì e no da una ventina di anni a questa parte, più o meno lo stesso periodo di tempo che è passato dall’ultimo derby vinto (vi dico soltanto che io andavo alle scuole medie, e non sono propriamente un neo laureato).
Al momento, per lo meno, ci siamo risparmiati (forse) il clima da de profundis che vi era da parte di alcuni tifosi prima del match di andata, quando in quel periodo le cose andavano male e buttarsi fango addosso era la cosa preferita di alcuni e che andava molto di moda in quei giorni. Oggi non è così, ma in caso di sconfitta, certamente riappariranno tabelle di imminenti catastrofi, o di retrocessioni future.
Io sono un tifoso del Toro e voglio bene a tutti i miei fratelli, ma la settimana del derby io li prenderei tutti e pagherei loro una vacanza di sei giorni su di un’isola deserta priva di ogni tipo di comunicazione con l’esterno. Zero telefoni, zero internet, zero giornali, soltanto sole, spiaggia, mare, passeggiate salutari, poi li caricherei sull’aereo giusto in tempo per presentarsi all’entrata dello stadio o davanti ai maxi schermi, belli rilassati, riposati, carichi come molle solo per urlare fare il tifo e vedere il Toro vincere.

Si perché io del derby non ne voglio più parlare, ne parliamo da tanti, troppi anni, io il derby lo voglio giocare, e lo voglio vincere per Dio.
Questa volta sì che lo sento che è la volta buo….ehm scusate mi fermo qui, ho appena chiuso la valigia e mi sto imbarcando sul volo diretto all’isola deserta di cui sopra.
Ci si risente domenica pomeriggio eh!!!

Buon derby fratelli, e soprattutto buon calcio.

Forza Toro Sempre.

Igor    

lunedì 13 aprile 2015

Il buon calcio e le fregnacce

Succedono sempre cose strane quando il Toro incontra una grande. Non solo in campo (come succede da millenni ormai) ma ultimamente soprattutto nel dopo partita, con dichiarazioni di prestigiosi allenatori che di fronte al buon calcio granata, perdono di lucidità e immancabilmente sparano delle cagate.
Facciamo un paio di esempi:
1)      Sei un allenatore spagnolo, sei famoso e sei pure bravo, hai vinto addirittura un sacco di trofei soprattutto in Spagna ed Inghilterra, le tue squadre hanno alzato al cielo la Champions League, e un bel giorno ti ritrovi ad allenare in Italia, una famosa squadra del Sud come il Napoli che ha un Presidente che quando c’è da spendere non si tira indietro e puoi quindi vantare come giocatori gente come Higuain, Hamsik, Callejòn e chi più ne ha più ne metta. Un bel giorno incontri il Toro, la partita è ostica, perché la tua squadra nonostante le importanti individualità si trova in difficoltà di fronte al buon calcio, e le fighette che hai messo in campo passano pure un brutto periodo, perché in teoria avrebbero dovuto giocarsi lo scudetto e invece stanno collezionando numerose figure da cioccolatai. Il Toro alla fine vince, con un gol di Glik, la tua squadra finisce in 10 per un sacrosanto doppio giallo di un tuo giocatore.
Benitez

Finita la partita, tu Benitez, vai ai microfoni delle principali TV e fai la sceneggiata millantando presunti torti che tra l’altro non hai subito. BRAVO!! Peccato mio caro Sergente Garcia del calcio europeo, che ti dimentichi un piccolissimo particolare: soltanto la stagione precedente a questa, la tua squadra incontra sempre il Torino. Anche quella volta la partita fu difficile, perché il buon calcio era ancora in fase di evoluzione, ma già a quel tempo i granata si rivelavano una squadra rognosa. La partita è in bilico, piuttosto equilibrata, all’ultimo minuto un tuo attaccante si mette alle spalle di Glik, lo spinge, commette fallo, l’arbitro fa finta di non vedere, lui si invola verso la porta e segna, e tu pensa un po’ vinci la partita, rubandola gioiosamente, ma in quel caso ai microfoni non solo non dici, ma addirittura neghi l’evidenza dei fatti. Va beh sarà un caso.
2)      Sei un allenatore francese, con un nome spagnolo, che all’inizio nessuno capiva bene da dove caspita arrivavi, tanto che i giornalisti italiani che sono sempre molto avvezzi alle lingue straniere, pronunciano il tuo nome mettendo l’accento un po’ così, alla boia di un Giuda: un giorno ti chiamano Garcìa, il giorno dopo Garcià ma questa non è mica colpa tua.
Garcìa o Garcià allibito dal buon calcio
Anche tu, ad un certo punto della tua carriera alleni una squadra italiana, e non una squadra qualunque, ma la Roma, che dopo alcune stagioni non propriamente memorabili punta su di te per riconquistare lo scudetto e strapparlo finalmente dalle mani di quella squadra che millanta di essere di Torino, ma in realtà si allena nell’hinterland, dove la Mole Antonelliana nemmeno si vede e al massimo puoi andare a Nichelino in pochi minuti
prendendo la tangenziale.
La tua Società fa sul serio, perché ti mette a disposizione giocatori con due maroni così: Florenzi, Gervinho, Pjanic, senza contare le bandiere come De Rossi e Totti (che avrà pure la sua età, ma quando lo vedo giocare, non so perché, non mi ricorda nelle movenze propriamente El Kaddouri) e chi più ne ha, più ne metta. L’anno scorso fai una gran stagione, collezioni un mucchio di punti e a parer mio, meriteresti di vincere lo scudetto, ma davanti hai quelli là, che oltre ad avere i “Santi” in paradiso, disputano forse la miglior stagione per continuità e numero di vittorie, ed hanno un allenatore, che sarà simpatico come un mignolo del piede che sbatte sul comodino, ma in quanto a determinazione, cattiveria, e voglia di vincere qualcosa ne sa.
Ma tu non ti scoraggi, e sei pure simpatico con quel tuo modo un po’ guascone di suonare la carica in conferenza stampa. E mi stai ancora più simpatico, il giorno in cui in questa stagione, ti tocca di incontrare un’altra volta quelli là dell’hinterland torinese e perdi la partita perché te la rubano in modo alquanto plateale, e tu ti incazzi, e in risposta alle polemiche dici al mondo <<Non preoccupatevi, non importa, tanto alla fine lo Scudetto quest’anno lo vinciamo noi>>.
Bravo così mi piaci un sacco, alle volte anche io vorrei che il nostro Giampierone fosse così baldanzoso, e devo dire la verità, ultimamente pare che stia anche imparando a diventarlo, ma certamente tu sei più bravo perché alleni la seconda squadra in Italia.
E invece cosa succede? Succede che per motivi a me ignoti la tua squadra entri in crisi, non riesce più a vincere, perde un sacco di punti nei confronti della principale concorrente, esce dalla Champions e anche dalla Europa League come un Toro qualunque, e addirittura inizia a perdere terreno anche sulla terza classificata, che per tua sfiga sta vivendo un periodo di forma stratosferico, e per tua doppia sfiga è la Lazio, con tutto quello che ne consegue.
De Rossi che cade
Succede quindi che devi stare attento ora a non perdere anche il secondo posto e ti capita di incontrare il Toro, quelli che di Torino lo sono per davvero, siamo in centro città ci puoi trovare prendendo un qualsiasi tram, evitando quindi il traffico della tangenziale (abbiamo pensato a tutto noi). Già ti presenti alla partita dicendo che <<Il Toro è una buona squadra e nulla di più>> ma io non sono uno che si attacca a queste cose, litigo sempre con miei compagni di fede quando si attaccano alle frasi e alle virgole delle dichiarazioni di Ventura, figurati se mi arrabbio per le tue interviste, quindi facciamo che questa cosa io non l’abbia letta, o magari il giornalista l’abbia trascritta male.
Le squadre scendono in campo e ti ritrovi a tu per tu con la dura legge del buon calcio. 
Se leggessi un po’ più spesso questo blog, o mio bel transalpino, (da oggi sei pregato di farlo e prendere appunti) dovresti già ben sapere che se tu vieni a Torino con l’obbligo di vincere per non perdere il secondo posto, non puoi certo aspettarti che il Toro faccia la partita. Una buona regola del buon calcio è che quando l’avversario è più forte e ha l’obbligo di vincere, noi si gigioneggia, lasciando a voi le redini del giuoco aspettando che vi scopriate un po’ per ripartire in contropiede, oppure tirando fortissimo contro un vostro difensore vicino alla linea del corner per fare gol con Glik su calcio d’angolo. E’ UNA REGOLA, PORCA MISERIA!! Come fai a non saperlo???
Un pacato scambio di vedute tra Moretti e De Rossi
E infatti il primo tempo noi teniamo il campo sornioni, peccato che voi non facciate una mazza per segnare, cosa volete che ce lo facciamo da soli??
Arriviamo al secondo tempo, finalmente entrate con un altro atteggiamento e si vede che se cambiate ritmo ce ne potreste fare anche 5 di gol, ma avete comunque davanti una delle difese migliori del campionato.

Allora cosa fa il tuo giocatore De Rossi? Arriva in area punta Moretti, striscia il piedino sul suo e crolla come colpito da ictus. Forse tu Garcia non lo conosci, ma Moretti non si incazza quasi mai, ha sempre un aplomb british, anche le parolacce lui di solito le dice sotto voce. Invece quando il nostro Emilano vede cadere De Rossi e l’arbitro fischiare il rigore, si inalbera talmente tanto che se avesse potuto avrebbe invaso il Lazio così tanto per rappresaglia, quindi mi viene da pensare male, magari che il tuo giocatore abbia accentuato la caduta o che addirittura abbia simulato? Ma no io non penso male, faccio finta di nulla, vedo il Toro che incassa il gol e mette la palla al centro.
Nel frattempo Giampierone fa entrare Maxi Lopez, passano pochi minuti, noi iniziamo a spingere sul serio mentre i tuoi pensavano che la partita fosse finita lì (in fondo siamo una buona squadra e nulla più), e allora succede che Bruno Peres corre a perdifiato, la palla sembra uscita ma invece no, riesce a colpirla mentre e ancora sopra l’ultimo millimetro della riga bianca, Vives la controlla non tira ma passa ad uno smarcatissimo Maxi Lopez che deve solo buttarla dentro. Siamo pari, pure meritatamente, ma i tuoi ragazzi protestano e lo faranno praticamente per tutta la partita cadendo costantemente ad ogni contatto e facendo sceneggiate alquanto penose.
Florenzi
Ma ripeto, io anche in questo caso mica me la sono presa, fa parte del gioco che quando una squadra superiore a te va in difficoltà faccia un po’ di scena, siamo vaccinati a queste cose, e se poi ti capita pure di avere un Padelli in stato di grazia, che quando i tuoi si ricordano di essere la Roma, e iniziano a giocare come si deve, se lo vedono volare a destra e a sinistra smanacciando palloni, posso capire lo scoramento.
Ma se poi a fine partita ai microfoni dei giornalisti, un tuo giocatore che a me tra l’altro piace un sacchissimo come Florenzi mi viene a dire che la mia squadra è stata aiutata, e se tu o mio bel francese dal nome spagnolo, mi vieni a dire in conferenza stampa che in campo c’è stata una sola squadra, ossia la vostra, quando il Toro ha chiuso la partita addirittura in attacco rischiando pure di vincerla, beh allora inizio a capire meno ed anche a spazientirmi un pochino.
 
Maxi Lopez
Dico quindi a te mio caro Garcia, e a tutti gli allenatori di grandi squadre che hanno incontrato o incontreranno in futuro il Torino, che quando volete parlare di furti, aiuti arbitrali o cose strane, avete sbagliato obbiettivo, e soprattutto avete sbagliato sponda del Po. Noi del Toro possiamo giocare bene o male, e quando perdiamo il più delle volte diamo colpa a noi stessi (alle volte esageriamo pure un po’ troppo nel farlo), mentre quando siamo (praticamente non capita mai, se non una volta l’anno) aiutati come solo una settimana fa in occasione del rigore non concesso all’Atalanta, lo ammettiamo soavemente, senza inventarci fregnacce.
Voi dovreste sapere benissimo che da questa parte di Torino, (Torino centro intendo, non l’hinterland) le cose losche le fanno altri. Ad esempio, noi con il Parma abbiamo vinto (facendo una partita bruttina a dire la verità) con due gol, mentre quelli dell’hinterland (che tanto per dire sono primi in classifica) hanno perso, e in quel frangente vi è stato un afflusso di scommesse sulla vittoria del Parma che dire dubbio è dire poco. Insomma noi giochiamo sul campo, altri probabilmente in tabaccheria.
Quindi carissimo Garcia io ti auguro di arrivare secondo di fronte alla Lazio che a me non è mai stata simpatica, e caro mio Benitez io invece spero che tu possa finire in una posizione che ci permetta comunque di arrivare sesti per qualificarci in Europa League, ma quando dovete piangere per gli arbitraggi, o raccontare
Ventura che scherza sornione con Garcia
favole su come giocate bene, quando invece ultimamente fate pena, fatelo in altri campi e con altre squadre.
Il buon calcio sarà anche noioso ma di sicuro è onesto, molto più di voi ultimamente.

Chiusa questa sottile vena polemica, amici come prima, il Toro è a 6 punti dall’Europa ma ci sono ancora 8 partite perché il buon calcio possa tornare dove gli compete.
Daje

Forza Toro Sempre.
Igor.


martedì 7 aprile 2015

-5 per tornare a sognare

Dopo 10 giorni di astinenza, causa la noiosa pausa della Nazionale, ecco che si è ritornati nella routine settimanale, e con il nostro Toro ecco riapparire il buon calcio.

Con una domenica di “buco” in cui mi sono dedicato noiosamente all’ozio e ad altre faccende, ecco che arriva il weekend pasquale, e le partite di campionato ritornano al sabato pomeriggio un po’ come quando si giocava a Cittadella (Giampierone dixit) e il campionato di Serie B ci costringeva a toglierci tutti gli impegni nel fine settimana compromettendo vita sociale ed eventuali relazioni sentimentali, inventando scuse di bassa lega per dirci impegnati il sabato pomeriggio o addirittura sabato sera, perché si voleva magari assistere a svariati big match come  Torino–Padova, Torino–Crotone, o la prestigiosa Torino–Modena.
Ma stiamo parlando di tempi passati, momenti nei quali il buon calcio stava emettendo i primi vagiti, camminava ancora a gattoni, si faceva la pipì nel pannolone, e avevamo bisogno del ciuccio per comprendere che un retropassaggio non era un atteggiamento perdente e rinunciatario, bensì l’inizio di una trionfale azione da gol. Ora siamo in A, e la partita in questione riveste pure una certa importanza visto che siamo a Bergamo in casa dell’Atalanta ed ha inizio la prima di 10 partite che ci separano dalla fine del campionato, ma che soprattutto ci dirà se saremmo in grado di raggiungere quel tanto sospirato sesto posto, che ci permetterebbe di tornare su quel palcoscenico che quest’anno ha divertito i giovedì sera di grandi e piccini, ossia l’Europa League.

Il Toro parte con la formazione e l’atteggiamento giusto, Maxi Lopez e Quagliarella in avanti, El Kaddouri dietro le punte, a centrocampo il solito Gazzi con il fedele Vives, sugli esterni Peres e Molinaro e in difesa Capitan Glik con al suo fianco Moretti e Maksimovic, ed infine Padelli tra i pali.

Edi Reja
A differenza della tignosa e piuttosto surreale partita con il Parma (match talmente facile che l’Inter contro i ducali è riuscita a malapena a pareggiare), il Toro che si presenta di fronte ai nerazzurri del buon Reja parte subito col piglio giusto, si vede la voglia di giocare e di portare a casa un risultato importante ai fini della classifica. Anche i padroni di casa comunque non tirano indietro la gamba e già al 4° minuto si fanno vedere con un tiro di Cigarini che tuttavia finisce alto.
Il primo quarto d’ora è stato tipico delle partite del Toro, i granata che tengono palla e la fanno girare e l’Atalanta chiusa in difesa ad aspettare. Poi però l’arbitro fischia una punizione a favore dei granata, Quagliarella si presenta sicuro di quel che vuole fare, la barriera si posiziona, e al fischio del direttore di gara lascia partire una bomba che sorprende il portiere bergamasco, che non può far altro che guardare la rete gonfiarsi.

Il gol è servito soprattutto ad accendere il match infatti l’Atalanta si sveglia e la partita diventa anche piacevole. Al 27° Padelli deve respingere coi pugni un tiro di Zappacosta, ed è poi un susseguirsi di botta e risposta tra le due squadre coi padroni di casa che cercano il pareggio, ma con un Toro che non va mai in crisi, che sembra avere sempre la situazione sotto controllo e pronto a colpire per il raddoppio.
Ed ecco infatti, che da un cross di Quagliarella, arriva il piatto forte degli uomini di Ventura (ormai diventato uno degli assiomi del buon calcio) ossia il calcio d’angolo, con Capitan Glik che sale in attacco, aspetta il cross, ed essendo marcato a vista per saltare di testa, il polacco si allarga aspetta che la palla si abbassi e fa partire un tiro potentissimo a pochi metri dalla porta che, anche questa volta, mette fuori causa il portiere. E sono 2, e ormai il nostro Capitano sta diventando il difensore più prolifico sotto porta dopo Facchetti e Materazzi (al momento naturalmente, c’è sempre tempo per raggiungerli), bisognerebbe scrivere un articolo appositamente per lui, e certamente questo avverrà molto presto.

La partita sembra in discesa, l’Atalanta cerca la reazione, e per poco non ha l’occasione per accorciare le distanze quando Pinilla viene a contatto con Moretti e cade in area, l’arbitro Guida sembra inizialmente indicare il dischetto ma poi ci ripensa. Il rigore era assolutamente netto, quindi il Torino può dirsi graziato in quest’occasione.

Il secondo tempo potrebbe essere una cosa semplice, ma le partite del Toro non sono mai semplici. L’Atalanta entra naturalmente con il coltello tra i denti, ai granata basterebbe sfruttare le ripartenze per colpire e chiudere definitivamente la partita ed in teoria l’idea sarebbe proprio quella, ma già dal primo tiro di Vives respinto dal numero uno bergamasco, fa capire che non sarà una cosa facile.
A soli 10 minuti dalla ripresa Ventura decide di sorprendere tutti, richiama Maxi Lopez e lo sostituisce con Amauri. Probabilmente avrà anche avuto le sue ragioni, ma di certo questa scelta non ha aiutato il proseguo del match abbassando troppo presto il baricentro della squadra. Anche perché il buon Amauri, probabilmente aveva anticipato di qualche ora il pranzo pasquale, vista la lentezza e la pachidermica pesantezza nei movimenti.

Da quel momento sarà un quasi assedio dei nerazzurri che tentano il tutto per tutto per accorciare le distanze, per poter riagguantare il pareggio nei minuti finali. E i presupposti ci sono tutti soprattutto grazie alla verve di Pinilla che già su un primo cross prende le misure a Padelli con una bella rovesciata.
Ma era solo una prova generale, infatti sugli sviluppi di un calcio di punizione ecco ancora Pinilla esibirsi in una sforbiciata volante che questa volta fulmina il nostro portiere.

Da quel momento diventa un autentico assedio, il Toro cerca di sfruttare alcune ripartenze ma è troppo impreciso mentre i nerazzurri si riversano nella nostra area all’arma bianca. Saranno minuti difficili, ma i granata tengono botta, e nonostante un’espulsione per parte (Basha e Pinilla battibeccano e poi l’attaccante scalcia il centrocampista granata) riescono a fare le barricate e resistere fino al triplice fischio.
Giampiero indica la via per il sesto posto

Sono tre punti fondamentali per questa rimonta verso il sesto posto, che diventano ancora più pesanti con la sconfitta del Napoli che ci porta a -5 dalla zona Europa League.
Bisogna continuare con la stessa voglia e la stessa tenacia, soprattutto nel prossimo turno contro la Roma. Il calendario non è sfavorevole, l’impresa è difficile ma non impossibile. Crediamoci fino all’ultimo e alla fine si faranno i conti.

Comunque vada sarà buon calcio.

Forza Toro Sempre.

Igor


mercoledì 1 aprile 2015

La Polemica Sportiva - III - Colpevole quindi innocente

Amici ed estimatori del buon calcio, la Nazionale avrà fermato momentaneamente il nostro amatissimo Toro, ma non ferma certamente la nostra voglia di tenervi compagnia. Ecco allora che quella lingua biforcuta di Federico Garabello non ha perso l'occasione di questo momento di pausa, per dare sfogo alla sua vis polemica. Oggi ci parlerà di Calciopoli e delle sue ultime evo...ehm involuzioni


La Polemica Sportiva

III – Colpevole quindi innocente

Il calcio interessa ancora a qualcuno? Penso di no.
Parlo del calcio giocato ovviamente. Delle partite, degli schemi, della strategia difensiva o di attacco, ne vogliamo parlare? No.
Nelle ultime settimane su giornali, tv, siti e blog del mondo del pallone si parla più di giurisprudenza che di sport. Dal Parma a Calciopoli. Toccando nuove vette del monte “squallore”.
Giraudo e Moggi
Nei giorni scorsi abbiamo scoperto che Calciopoli è stata una farsa. Che i colpevoli ci sono ma sono innocenti. Ecco, basterebbe questa sola ultima frase a far perdere tutto l'interesse verso lo sport nostrano più amato. Perchè non dovrebbe esistere una cosa del genere, non ha senso! E invece…
Invece continuiamo a farci del male (da soli).
Dicevamo che Calciopoli è stata una farsa. Visti i personaggi coinvolti e le indagini nei primi mesi era facilmente intuibile, ma ci sono voluti anni per averne la conferma. In Italia si fa così.
Forzando un po' le sentenze e l'italiano, possiamo dire che tutto si risolve con le partite che si truccavano da sole per far vincere la squadra più forte contro l'avversario più debole. E' una gigantesca semplificazione ma il succo è un po' questo. La realtà dei fatti, però, penso sia e sia stata un po' diversa.
Faccio subito un doppio *disclaimer*: esporrò una mia teoria, un mio pensiero, non la verità assoluta e magari mi sbaglio. Parlo anche di Juventus senza dipingerla come il male, atto irrispettoso per il VERO tifoso del Toro, quindi se vi dà fastidio leggere di Juventus senza insulti, passate oltre (che noi la view l'abbiamo fatta e Igor è contento).
Meani
La Juve, insieme alle altre squadre importanti e ricche del campionato (Milan, Inter, Roma, Lazio, ecc.) facevano pressioni sugli arbitri, questo è assodato. Non tanto per vincere le partite ma per far sentire il loro “peso” e perché se lo fa una società, lo fanno tutte le altre. Lo faceva Moggi, lo faceva Meani e lo faceva Facchetti. Anche squadre minori lo facevano (Livorno, Palermo, ecc.) ma siccome non contavano nulla serviva a poco farlo. Queste telefonate, beninteso, non andavano fatte a prescindere. In un altro paese si sarebbe fermato tutto e fatto pulizia. Da noi no.
Il tutto viene poi condito con intercettazioni che prima ci sono e poi spariscono, personaggi che prima dicono una cosa e poi un'altra, polemiche, articoli, scoop e tanta, tantissima millanteria.
Moggi in questa vicenda è figura certamente chiave ma io credo che lui avesse anche altri obbiettivi: vincere con la Juve per far entrare i giocatori nei vari giri delle nazionali aumentandone il valore e gli ingaggi. Giocatori che avevano come procuratori figlio e amici. Alla fine contano solo i soldi.
Soldi che negli anni successivi abbiamo scoperto si potevano fare vendendosi le partite. Ma stiamo già parlando di un'altra storia con altri interpreti.
La Juventus io penso ne abbia approfittato per “ripulirsi” da una dirigenza che non gradiva più e da un' immagine che poteva costargli molto di più di quello che, ad oggi, gli è costata la serie B e la svendita di molti dei suoi campioni. Se poi pensiamo che adesso potrebbe anche riavere indietro i soldi persi (non credo gli scudetti ma non si può mai dire) ha fatto il colpaccio.
Facchetti
Le altre squadre, a vario titolo, hanno avuto multe, penalizzazioni, sfottò, buffetti sulle guance e anche qualche premio.
Il quadro è abbastanza desolante, come troppo spesso si dice. Il movimento calcio ne è uscito con le ossa rotte e una reputazione da ricostruire. Cosa che ovviamente non ha fatto.
Ha solo parzialmente “cancellato” tutto approfittando della prescrizione di molti reati a molte persone. <<Abbiamo scherzato>> - ha già detto qualcuno. Bello scherzo delle balle, mi permetto di dire io.
Fortuna vuole che l'italiano abbia memoria cortissima e poca soglia d'attenzione e ci siamo subito fatti distrarre dalle lesioni che ci sono, ma in realtà non ci sono, di un giocatore nazionale. Altre polemiche sul nulla.

Io al massimo gli farei una colpa del fatto che parlano poco dello sport calcio e troppo di ciò che circonda il calcio. Ma il calcio italiano giocato, ormai offre ben poco di cui parlare e al pubblico nemmeno interessa più di tanto. Lo dimostrano i sempre meno tifosi allo stadio e le sempre più urlate trasmissioni televisive in cui a volte nemmeno si fanno vedere i gol.Di solito quando queste (brutte) storie finiscono, si leggono molte critiche verso i giornalisti, colpevoli di averne scritto per vendere copie o fare visualizzazioni. Peccato che vendere copie o fare visualizzazioni sia il loro lavoro. Al massimo si può obbiettare di poca presa di posizione e, a volte, scarsa onestà intellettuale ma vi assicuro, pur non essendo giornalista e non dovendo difendere nessuna categoria, che spesso capirci qualcosa tra carte dei tribunali e voci che arrivano è davvero difficile.
Se dobbiamo trovare un vero colpevole, io ritengo che il colpevole siamo noi. Noi, che ancora crediamo nella nostra squadra, che ancora facciamo l'abbonamento alla pay-tv e che passiamo le serate davanti ai programmi di approfondimento con 8 opinionisti e 16 opinioni diverse su ogni singolo argomento. Noi,
che in buona sostanza siamo colpevoli di continuare a farci fregare da questo sistema di cose che si nutre dei nostri soldi (biglietti, abbonamenti a stadio e tv, magliette, ecc) e nemmeno ci rispetta.

Siamo colpevoli, quindi innocenti.

F.G.