venerdì 27 febbraio 2015

Damas y Caballeros esto es buen futbòl

Torino, 19 febbraio 2015, ore 21.11
Io e mia sorella Lara siamo usciti dallo stadio, l'animo è combattuto tra la consapevolezza di avere fatto una bella partita, e l'amaro in bocca per quel 2-2 che complica tante cose in vista della sfida del ritorno. Fa freddo, non abbiamo mangiato nulla, entriamo in una pizzeria al taglio vicino allo stadio, ordiniamo e cerchiamo di riprenderci. I commenti sono quelli di tutti <<Cazzo, potevamo farcela, avremmo pure meritato, siamo stati i soliti ingenui>>, tra il rammarico e l'orgoglioso <<Però non abbiamo mai mollato, siamo stati il Toro>>. E mentre sento tutto questo, anche io cerco una spiegazione, un appiglio, un pensiero positivo per ricaricarci per la partita a Bilbao, e alla fine non c'è stato nulla di più semplice. E mentre mi verso una mezza bottiglia di Moretti, guardo mia sorella, sorrido e dico <<Guarda che secondo me, tutto è già stato scritto, tutto combacia, è il buon calcio sorella. Secondo te noi oggi si vinceva 3-0 per andare a farsi una passeggiata di salute in Spagna? Eh no!! Questo non sarebbe buon calcio, noi oggi abbiamo solo fatto capire al nostro avversario quello che potremmo fare se ne avessimo voglia, e per ospitalità e rispetto gli abbiamo concesso il pareggio. E' chiaro che il buon calcio esiga l'impresa epica, quindi settimana prossima al San Mamès il cerchio si chiuderà e a costo di farci finire tutti in cardiologia, Giampierone se ne ritorna a Torino con gli ottavi in tasca e un ego che a confronto Mourinho sembrerà Madre Teresa>>. Lara sorride, anche lei vuole crederci, e sotto sotto, spero di crederci pure io. Sarà una settimana lunga, lunghissima. Naturalmente questa mia teoria non posso scriverla sul blog, porta sfiga, ma la tengo stretta stretta e chissà se stavolta non abbia avuto ragione.
Bra Toro Club, 26 febbraio 2015, ore 21.00
Siamo già tutti in posizione, la sala è piena naturalmente, il clima è alto, allegro, sembra che tutti ci credano anche se sappiamo che sarà dura, durissima, sarà una serata per cuori forti e dalla durata infinita. Lo Stadio di Bilbao, oltre che bellissimo è una bolgia, che invidia non essere lì, ma che orgoglio quando inquadrano il nostro settore, strapieno e spesso più rumoroso di tutti gli altri tifosi messi assieme. Naturalmente i media itagliani (la gli ignorante non è un errore n.d.r.) ci hanno già dato per spacciati, loro seguono le vicende dell'Inter e pappone varie, addirittura qualche tg non ci menziona nemmeno tra i partecipanti ai sedicesimi. Ma a noi non ce ne frega una mazza, non saranno certo dei giornalisti prezzolati e con la lingua felpata per leccare natiche a ricordarci chi siamo.
Il tempo è da tregenda, non piove, in realtà diluvia, gli sguardi dei nostri però promettono bene, non hanno paura, io invece ne ho tanta, tantissima, tanterrima. Si parte, come al solito noi abbiamo bisogno di qualche minuto per capire l'avversario come si muoverà, le nostre partenze a diesel sono ormai un nostro marchio di fabbrica, ma gli spagnoli vogliono subito far capire chi sono, e nemmeno a 10 minuti dall'inizio mettono alla prova Padelli che devia una punizione in corner. Ma noi superiamo la tremarella, e qualche minuto dopo è Quagliarella che tira in porta di poco alto.
Ci vuole pazienza, è quello che ci diciamo tra noi, con la sala del Toro Club strapiena, ma passa un niente che su un pallone perso dagli spagnoli si infila in area Vives, il difensore è in ritardo, lo aggancia, lo butta a terra, tutta la sala si alza in piedi <<RIGOREEEE!!!>>, l'arbitro indica il dischetto, ed ecco il nostro primo boato e la mia prima vampata di calore. Si presenta Quaglia, io odio i calci di rigore, soprattutto quelli che ci danno a favore, considerando che il mio battesimo granata, il giorno in cui capii che non potevo essere altro che del Toro, fu il giorno dello spareggio di Reggio Emilia, del rigore di Dorigo e di quel palo maledetto. Ma Quaglia tira forte il portiere tocca, per un attimo ci manca il fiato, ma poi la rete si gonfia: secondo boato, seconda vampata di calore.
<<Quanto manca alla fine??>> sarà la domanda che ci faremo da quel momento in poi per tutta la serata, è solo passato un quarto d'ora, davanti c'è ancora tutta una vita da giocare e succederà di tutto. Ma il Toro è vivo, non si chiude, è attento, ribatte colpo su colpo sulle sfuriate dell'Athletic e da l'impressione di poter colpire sempre quando meno te lo aspetti. Il primo tempo va avanti così, col Toro che viene fermato varie volte in fuorigioco millimetrico, sembra che debba concludersi in questo modo ma alla fine una punizione dell'Athletic scavalca la difesa, Molinaro è posizionato male non ci arriva e da dietro Iraola sorprende tutti e pareggia. Sconforto totale, prendere gol così è di nuovo da ingenui, soprattutto a chiusura di tempo. 
Palla al centro, il Toro non sembra sbandare riprende palla e coraggio, e fa un'azione molto simile a quella vista nella partita all'andata, viene liberato Darmian sull'esterno, crossa al centro, stacca e incorna Maxi Lopez ed è ancora gol. Altro boato, e questa volta, per la delusione del pareggio di qualche minuto prima, salto dalla sedia e urlo come un disperato, ecco la terza vampata e soprattutto ecco che la testa inizia a girare e le gambe mi diventano molli. Mi appendo con una mano al tavolino, con l'altra alla sedia di un anziano tifoso, che anche lui gioisce alla grande ma nonostante la differenza d'eta lui sta una favola, io per fortuna riesco ad appoggiare il sedere sulla mia seggiola e cerco di riprendermi. 
Il primo tempo finisce, e io a questo punto ho assoluto bisogno di prendere aria, e magari il Montenegro d'ordinanza che non so se faccia bene in questi casi, ma oggi ho deciso di sì.

Inizia la ripresa, nel frattempo cominciano ad arrivarmi i messaggi di amici vari, Vane, Vale, il gobbo portafortuna Emanuele, che conoscendo l'aplomb inglese con il quale seguo le partite, si sinceravano che io non fossi già ricoverato in qualche terapia intensiva del cuneese. Li rassicuro, dicendogli che proprio bene non stavo ma al momento ero vivo, e che comunque male che fosse andata li salutavo tutti caramente, raccomandandomi che se avessi lasciato questo mondo, in caso di interviste agli amici, da parte degli inviati di Studio Aperto, avrebbero potuto anche dire che <<era una brava persona, andava tutte le domeniche a messa e quando lo incontravi salutava sempre>> con tanto di sottofondo di My Immortal degli Evanescence che fa sempre scena. 
Io, invece ogni tanto scrivo al mio amico Oppi, perchè so che lui vive le partite come me ed a mia volta volevo sincerarmi delle sue condizioni di salute: lui non aveva ancora avuto mancamenti...ma già piangeva, e avevamo tutto un secondo tempo davanti. Bene! Tutto normale!!
L'Athletic riparte alla grande, ci mettono paura con una punizione, ma siamo di nuovo noi a rispondere col potenziale colpo del K.O. Maxi Lopez si ritrova di nuovo solo davanti al portiere colpisce di testa, la palla viene respinta, calcia a botta sicura, non può non entrare..e infatti sarebbe entrata se il portiere non avesse fatto un autentico miracolo di piede. 
Ma la sofferenza non finisce mai pochi minuti dopo sono gli spagnoli che sfiorano il gol, prima con un palo, poi con la nostra difesa che respinge un tiro a porta quasi sguarnita. Ma al terzo affondo pareggiano di nuovo, bello il passaggio filtrante per De Marcos che infila tutta la retroguardia ed insacca senza problemi 2-2. Così si va ai supplementari, io non so se riuscirò a reggere così tanto, inizio a pensare che la mia profezia sul buon calcio sia stata una grandissima cagata e che quella sarebbe stata un'altra notte dannata, come tante altre nella nostra storia. 

Festa di tamarri con Darmian che passava per caso di lì
Ma il mio è stato un pensiero da miscredente, è il Dio del buon calcio mi ha voluto dimostrare nella sua magnanimità il mio essere pirla. Perchè il Toro si rialza, ancora una volta, i giocatori son stanchi ma giocano alla morte, hanno le magliette zuppe e sporche di fango ed erba, Glik e Molinaro hanno i calzettoni lacerati per le botte che hanno dato e preso, e poi corrono, corrono come non si era mai visto. Il pubblico è incredibile, ma la cosa ancora più stupefacente è che dalla TV si sentivano soprattutto i nostri, Tutti davano tutto insomma. Ed ecco allora che vedi El Kaddouri, che quante volte gli ho sacramentato contro, perchè sempre lento, supponente e fumoso, correre velocissimo sulla fascia fintare e superare un avversario e crossare un pallone che sembra destinato a nessuno, ma ad un certo punto dallo schermo appare una maglia azzurra, assomiglia a Darmian, sì è proprio lui e non ci pensa un attimo tirando al volo. La rete si muove, un altro boato questa volta siamo tutti in piedi, cerco di contenermi per non avere altre vampate, posso solo applaudire, non dico nulla cerco solo di non far vedere gli occhi lucidi, chissà poi perchè, mi sento scemo a piangere per una partita di calcio, ma in fondo il Toro è solo una squadra di calcio??   

Ci sono ancora 20 minuti da giocare, la qualificazione è in tasca, l'Athletic ora deve fare per forza due gol, perchè col 3-3 passiamo ancora noi. Ma si soffre ancora, non tanto per quello che fanno gli spagnoli che sembrano stanchi e annichiliti (pure sugli spalti il San Mamès era silenzioso, il casino ora lo facevamo solo "noi") ma per il tempo che non passava mai, sembrava che quel maledetto cronometro fosse fermo solo per farci dispetto.
Gesto d'affetto del Mister per la rubrica #ilbuoncalcio che a quanto pare porta culo
Abbiamo ancora la possibilità di fare il quarto, con un'azione molto bella di Martinez che supera il portiere ma spara fuori, si arriva al 90° ci danno 4 minuti di recupero, devono fare due gol se non ci facciamo segnare almeno per i primi 3 è fatta. 
Ad un certo punto, finalmente quel cronometro segnerà il quarto minuto, l'arbitro fischia ed al Toro Club l'ennesimo, ultimo boato. 

Ci si abbraccia, ci si stringe le mani, ci si asciuga gli occhi millantando improvvise allergie. La profezia si è avverata, e abbiamo veramente vissuto un'apoteosi d'altri tempi, da un gruppo di giocatori che a settembre sono stati sfottuti, sfanculati, e definiti spesso dei bidoni non degni di indossare la nostra maglia, per il nostro solito viziaccio di non dare fiducia, di farci prendere dalla pancia e dai bassi istinti.
Questo è il Toro, nessun fenomeno, solo tanta voglia, applicazione, coraggio, tutto ciò che noi abbiamo sempre desiderato e che pensavamo di non rivedere più.
Ricordiamocelo per il futuro, ora si va avanti, e dopo la Spagna ci toccherà la Russia, e dovremmo utilizzare l'alfabeto cirillico per scrivere una nuova pagina di buon calcio.

Forza Toro Sempre.
Igor.



  

lunedì 23 febbraio 2015

Un Toro con due palle così!!!

<<Mi sa che stavolta me la perdo>>. 
Era questo l'unico pensiero che mi frullava in testa mentre, liberatomi da un impegno pomeridiano, percorrevo a passo veloce le vie del centro di Torino, per raggiungere la macchina parcheggiata in Corso Vittorio. Erano già le 19.30 mi mancavano ancora un po' di minuti per arrivare fin lì e avevo ancora 40 minuti di viaggio (circa) per ritornarmene a Racconigi, avrei dovuto fare le corse e non è che ne avessi molta voglia.
Giunto in Corso Vittorio però passo davanti ad un pub e noto che dentro ha i maxi schermi. Entro, mi accosto al bancone e chiedo alla barista: <<Salve, mi scusi, stasera date la partita del Toro?>> - <<Certamente>> - risponde lei, che da come mi guarda si vede che è abituata a sentirsi fare quella domanda. Infatti noto che il locale possiede moltissimi schermi sparsi in tutte le sale, ed è quindi meta degli abituè che vengono a vedersi le partite. Non me lo faccio dire due volte, e un secondo dopo son già seduto al tavolo di fronte alla Tv, ordino qualcosa da mangiare e una birra, che ormai si son fatte le 20 quindi non manca molto all'inizio.
Nel frattempo iniziano ad arrivare altri "clienti/tifosi" sento dal vociare nella sala al piano di sotto, che anche lì son tutti in posizione per fare il tifo. 

Si comincia, il Toro è naturalmente rimaneggiato, un po' per le squalifiche, ma soprattutto per il turn over obbligato, visto che giovedì ci sarà da giocare la partita della vita: fuori Darmian, Glik, Bovo, El Kaddouri, dentro Molinaro, Jansson, Farnerud, a destra Bruno Peres, e con mia sorpresa in attacco Quagliarella e Maxi Lopez. Devo essere sincero, non mi aspettavo molto da questa partita, e credevo fortemente che Ventura non avrebbe rischiato i suoi due principali attaccanti considerando l'importanza del match di giovedì e soprattutto la scarsità di alternative nel reparto avanzato.
Ma d'altra parte gli uomini son quelli, ed in fondo, è anche bello vedere che la mentalità è quella di giocarsi una partita alla volta senza trascurare nulla (cosa che un tempo non sempre si faceva)

Dai primi minuti si capiva che non sarebbe stato facile, la Fiorentina ha più qualità di noi e lo fa vedere subito, con Ilicjc, Diamanti, e
Prodezza di Padellone Padelli
Babacar. Il Toro come al solito cerca di aspettare l'avversario per poi ripartire, ma la Viola tiene i ritmi altri e dopo nemmeno 10 minuti ecco che Benassi tocca in area Badelj e l'arbitro fischia il rigore. Eccolo lì, come mi aspettavo, stavolta sarebbe stata una brutta serata, addio alla nostra striscia positiva, pensiamo a giovedì e speriamo di fare l'impresa almeno a Bilbao. Babacar mette il pallone sul dischetto, l'arbitro fischia, Padelli fa un guizzo sulla sua destra, respinge, ribattuta di Diamanti e Padellone blocca di nuovo. Si esulta come se il gol lo avessimo segnato noi, non siamo abituati a prodezze del nostro portiere, purtroppo.

Ma la Fiorentina continua a spingere e all'azione successiva questa volta Ilicjc è di nuovo a terra, chiede il rigore ma in realtà è fuori area, e fortunatamente Vives viene soltanto ammonito.
Con l'andare dei minuti il Toro prende le misure dei Viola e ogni tanto riparte e quando lo fa dimostra di poter far male, come sul tiro di Maxi Lopez messo a tu per tu con Tatarusanu da un bel colpo di tacco di Quagliarella.

Si passa al secondo tempo, l'andamento della partita è sempre lo stesso, Ventura cambia Quagliarella con Martinez, e l'effetto di vede subito, Josef con i suoi scatti si fa subito vedere e per poco non sfiora il gol dopo aver superato con un sombrero il portiere e tirato al volo con salvataggio sulla linea di Rodriguez. 
La partita però continua ad essere difficile e la Fiorentina spinge sempre di più per trovare il vantaggio. Nel frattempo è entrato per i viola anche Salah, il nuovo acquisto di gennaio, che si rivela davvero un grande affare per come gioca fin dai primi minuti dalla sua scesa in campo. 

Si entra negli ultimi cinque minuti di gioco, ed è proprio Salah, servito dall'appena entrato Gilardino, che fulmina Padelli che come al solito non risulta impeccabile nell'occasione, 1-0. 
Tiro un pugno al tavolino, non ci voleva proprio, alla fine avremmo meritato il pareggio, e un gol negli ultimi minuti come questo è mortale.
Salah
Ventura fa entrare Amauri per Farnerud, sembra tutto finito, ma non per il Toro, non per questo Toro che ormai non finisce mai di stupire, e mentre gli anni scorsi si accasciava alla prima difficoltà eccolo che si butta all'attacco, cross di Molinaro che ha ancora benzina per correre, Amauri passa per Maxi Lopez che tira due volte il pallone ma il portiere continua a dirgli di no, ma sulla seconda respinta arriva Vives, che fa quello che non ti aspetti, cioè insacca e rimette tutto in parità. 


Il pub esplode, io tiro un altro pugno al tavolino ma questa volta è un pugno di felicità. Resistiamo ancora qualche minuto dove la Viola continua a spingere, ma questa volta non passa. Un pareggio giusto, meritato, undicesimo risultato utile consecutivo e soprattutto prestazione da Toro che fa ben sperare per giovedì.

Esco dal locale contento di avere scelto di essermi fermato a Torino per vedere quella partita, la testa è già alla sfida con l'Athletic con un misto di speranza, perchè se giochiamo così nulla è impossibile, e di preoccupazione perchè gli sforzi di questa ultima settimana son stati parecchi e potrebbero influire sul rendimento di giovedì sera.
Vedremo, ma se qualche giorno fa si sperava soltanto con il cuore, ora dopo questa partita, anche la testa dice che SI PUO' FARE buon calcio, anche in terra spagnola.

Forza Toro Sempre!!
Igor



sabato 21 febbraio 2015

Si può fare!!!


E' stata una giornata lunga quella di giovedì, non solo per me, penso un po' per tutti quelli che hanno a cuore le sorti del Toro. Il primo ed unico pensiero da quando ci si è alzati dal letto era a quello che sarebbe accaduto dalle 19 di quella sera, a come sarebbe andata a finire, a quello che si sarebbe provato in quello stadio tutto esaurito per poco più di un'ora e mezza.
Certe partite, soprattutto quelle più importanti, noi del Toro iniziamo a giocarle giorni, addirittura settimane prima dell'evento vero e proprio, non c'è verso di pensare ad altro, si attende la partita come un vero e proprio avvento, divorati dall'impazienza per il tempo che non passa mai.
Si cerca di distrarsi in qualche modo, cercando di pensare al lavoro, o trovando qualsiasi tipo di occupazione alternativa per non essere sempre lì ad ascoltare quel chiodo fisso che ti batte nella testa.

I miei biglietti erano già nel cassetto della scrivania da qualche settimana, da buon granata sempre dedito all'ottimismo, non volevo perdere questa partita, pensando che probabilmente sarebbe stata l'ultima in Europa League per noi <<E fino a quando avremo Urbano in presidenza chissà quando ci ritorneremo>> per cui biglietti in Primavera nella speranza di riuscire a trovare qualche posto libero nel secondo anello, per non dover essere costretti a finire nella piccionaia del terzo.

Partenza con mia sorella Lara da Racconigi alle ore 16, si passa a prendere il nostro amico Marco e poi rotta verso Torino, zona Comunale. Già all'uscita dalla tangenziale si nota il traffico, noi fortunatamente risolviamo il problema parcheggio usufruendo di quello interno della casa dei genitori di Marco e poi via verso lo Stadio.
La scena è sempre la stessa quando ti incammini per le strade di Torino poco prima di una partita, in special modo se il match è di quelli che contano parecchio: la città si rivela per davvero quella che è, cioè granata, ogni passante ha una sciarpa del Toro al collo, dal bambino, all'uomo di mezza età, dal padre di famiglia al nonno, e tutti stanno andando nello stesso luogo, magari non ci si saluta perchè non ci si conosce, ma ci si fa uno sguardo di intesa, come quando si sa di essere della stessa razza, sguardi che passano dal serio, al preoccupato, oppure li si vede scherzare con l'amico di stadio per stemperare la tensione, perchè in realtà si sta pensando tutti alla stessa cosa, a quella partita che si aspettava da così tanto tempo è che ora era lì davanti ai nostri occhi, soltanto da giocare.

L'entrata ai cancelli è comprensibilmente lenta, le file all'entrata sono lunghe ma finalmente dopo la solita perquisizione in cui prometto allo Stuart che quello che ho in tasca è il mio cellulare e non ho intenzione di lanciarlo come strumento di offesa nei confronti del portiere avversario, siamo di corsa sulle scale perchè manca meno di mezz'ora al fischio d'inizio e chissà se troveremo posto o se saremo costretti a guardare la partita appesi ad una balaustra. Fortunatamente la ricerca non è difficile riusciamo a trovare tre posti nella prima fila del secondo anello sul lato sinistro della Curva Primavera, è vero se vuoi vedere bene devi stare in piedi, ma per me andare a vedere la partita in Curva ha sempre significato non stare seduto, e poi con il freddo che fa almeno muovi un po' le gambe.

In quel momento i giocatori dell'Athletic Bilbao entrano per il riscaldamento, lo stadio è già al completo e anche il settore ospiti è pieno, Il clima è buono, tanto che ci si scambia applausi di benvenuto reciproci tra tifosi avversari ed è certamente un bel vedere a maggior ragione per quello che invece stava accadendo a Roma dove c'era tutt'altro clima. 

Si annunciano le squadre, iniziamo a scaldare un po' la voce anche se la recente laringite non mi aiuta, pochi minuti ed entrano i giocatori, la tensione sale e si spera davvero di vedere il buon calcio che abbiamo mostrato in questi ultime settimane, anche se la cosa più importante dentro di me è che soprattutto il Toro non partisse contratto e pieno di ansia, altrimenti la cosa si sarebbe fatta difficile.

Infatti la partita inizia, è il Toro è contratto e pieno di ansia, anche se non sembra subire l'avversario. Si prende un po' di coraggio al primo corner che abbiamo a favore, ormai nostro marchio di fabbrica per passare in vantaggio ma Glik e compagni devono ancora prendere le misure. 
Quando poco dopo la frittata, Maksimovic scivola e perde l'uomo che mette al centro per Williams che è stato completamente dimenticato sia da Moretti che da Molinaro ed il gol è inevitabile. Non sono passati nemmeno 10 minuti e siamo già sotto, l'unica cosa che dovevamo evitare, ossia prendere gol, si è già materializzata ed ora sembra già tutto perduto. 

Mi giro a guardare i miei compagni di avventura ma non ci diciamo nulla, le facce sono inequivocabili e sono le stesse di tutta la Curva. Cerco in cuor mio di darmi una ragione a quel che stava succedendo, magari tra le regole del buon calcio vi è quella di concedere il primo gol agli avversari come segno di benvenuto e per dare un certo spettacolo alla partita, ma in quel momento non ne son parecchio convinto.
C'è comunque tutta una partita da giocare, abbiamo tempo, se non crolliamo totalmente magari questo schiaffone ci può dare una svegliata. 

Per altri 5 minuti il Toro continua a ballare, gli spagnoli tengono palla e la fanno girare bene, mettono di nuovo Williams davanti al nostro portiere ma per fortuna stavolta sbaglia la mira ampiamente. Inizio a pensare che sarà una tortura questa partita, tutti i buoni propositi della vigilia iniziano a crollare, quando ad un certo punto qualcosa si sblocca si susseguono due azioni importanti che ci fanno capire di essere ancora vivi e poi la fiammata, Molinaro parte sulla sinistra scambia con El Kaddouri che restituisce di tacco, crossa al centro, qualcuno tocca in mezzo e la rete della porta opposta a dove sono io si muove. Non si capisce più nulla tutti urliamo, ci abbracciamo, e come al solito quando vedo la partita allo stadio, sia per motivi di lontananza che per motivi di acclarata miopia urlo e ogni tanto chiedo <<Ma chi ha segnato?? Chi ha segnato??>>, fortunatamente hanno inventato lo speaker dello Stadio e quando dice al microfono <<Per il Torino ha segnato il numero 11...>> ho già capito che Maxi Lopez aveva di nuovo messo la zampata su una partita che si era subito messa in male.
Da quel momento è un altro Toro, quello che inizia a macinare gioco, con pazienza, tanti retropassaggi per aprire la squadra avversaria e poi dentro improvvisamente, per sfruttare le incursioni degli esterni con le punte che si portano in attacco. e dopo un'occasionissima per Martinez che ci ha strozzato l'urlo in gola, ecco che un minuto dopo Darmian riesce ha non far uscire un pallone recuperandolo sulla linea del fondo e crossa in mezzo. Ancora una volta vedo che il pallone è toccato da qualcuno ma non riesco a capire di nuovo chi sia, vedo solo nuovamente la rete che si muove e lo stesso boato di prima, ancora più forte. Sono due, siamo tutti in piedi, questa volta non chiedo chi abbia segnato, me la godo attendendo che lo speaker faccia il suo dovere ed assolva ai miei sempre più evidenti problemi di vista...ancora il numero 11, ancora Maxi Lopez ci ha riportato avanti, ed oltre ad esserne felice, constato ancora una volta, il cu..ehm la fortuna che contraddistingue Urbano Cairo che a conclusione di una campagna acquisti a dir poco scandalosa, in cui non ha fatto nulla per migliorare ed aiutare a risolvere i problemi di questa squadra, veda l'unico giocatore sensato che si è deciso a prendere (gratis naturalmente), essere costantemente il migliore in campo ogni volta che giochi.   

Finisce il primo tempo e siamo tutti carichi. Dovremmo cercare di farne un altro per andare a Bilbao con qualche certezza in più, ma sarà dura perchè la partita è ancora lunga. Cerco di messaggiare con chi non è potuto venire allo stadio ma la rete non c'è e i cellulari prendono pochissimo.

Ventura che si raccomanda di essere fiduciosi per il ritorno e di non rompere le palle
Il secondo tempo si rivela più difficile, l'Athletic ha alzato comprensibilmente i ritmi e noi siamo costretti a contenere. Riusciamo a reagire con un bel tiro di Molinaro che trova il portiere avversario che salva in tuffo e con un'incursione di El Kaddouri che però non entra. Poi gli spagnoli spingono e noi soffriamo, soprattutto si vedono molti giocatori che iniziano ad apparire stanchi.
Le sostituzioni di Ventura non cambiano molto la partita, anche perchè le scelte con la panchina corta che abbiamo son quasi sempre obbligate, entrano Quagliarella, Amauri, Farnerud, al posto di Martinez, Maxi Lopez ed El Kaddouri.

Ma su una punizione dell'Athletic la rete alle spalle di Padelli si muove, siamo di nuovo pari e a questo punto non me ne frega nulla di sapere chi abbia segnato, perchè davvero non ci voleva un gol così. Adesso dobbiamo cercare di portare a casa la pelle, si rischia di capitolare con una traversa degli spagnoli, si soffre come beste e tutti noi non vediamo l'ora che almeno finisca così.

L'arbitro fischia tre volte, da una parte noi tiriamo un sospiro di sollievo, dall'altra c'è amaro in bocca perchè quel risultato non è facile da sovvertire in Spagna a casa loro, con 60.000 tifosi contro.
Tutto subito si è delusi ma con il passare delle ore e dei giorni la speranza ricresce, in fondo abbiamo un solo risultato utile, non abbiamo nulla da perdere, andiamo lì e facciamo la partita della vita e poi faremo i conti.

La squadra ha dimostrato che è capace di tenere testa all'avversario, che è in grado di superare i momenti difficili anche durante la partita, se ci credono loro, sarà certamente difficile ma nulla impossibile. 
Si torna a casa senza voce, con un misto di delusione per il risultato ma di orgoglio per una squadra che comunque con tutti i difetti del mondo riesce a farsi valere sempre e con qualunque avversario, ed è questo che alimenta la speranza in noi per la partita di ritorno, la consapevolezza che questo Toro non parte battuto ma ancora 90 minuti da giocarsi alla grande, ed una pagina tutta da scrivere.

Con la speranza che sia davvero buon calcio.

Forza Toro.
Igor 



venerdì 20 febbraio 2015

Prepartita lontano dallo stadio


Amici de #ilbuoncalcio, diamo il benvenuto su queste pagine, a colei che si può senza dubbio definire la seconda anima di questo blog, l'ideologa e l'ispiratrice di quest'opera editoriale, che sta facendo diventare l'idea del buon calcio non  solo un modo per raccontare il Toro, ma un vero e proprio stile di vita. Non avendo potuto presenziare sugli spalti dell'Olimpico ci ha voluto raccontare la sua esperienza lontano dal Toro. Diamo quindi il benvenuto alla Prof.essa Vanessa Lucca.

18.15 Torino, Porta Palazzo.
Mi preparo per tornare a casa. Alla fermata del bus passa il tram 4. Salgo e trovo un posticino dove stare comodamente in piedi.
Davanti a me, seduto, noto un ragazzo con cuffiette e barba ma soprattutto sciarpa del Toro. Osservo meglio: dalla giacca semi aperta noto che spunta anche una maglia del Toro. In mezzo secondo netto mi ricordo che quel tram porta direttamente allo stadio e che stasera si gioca Torino - Atletico Bilbao e che quindi, molto probabilmente, quel ragazzo sta andando allo stadio. Comincio a darmi giustificazioni sul perché io i biglietti per quella partita non li ho presi: avrei dovuto prenderli con troppo anticipo ma la vita non sai mai cosa ti riserva; e in effetti mi sono appena ripresa dall'influenza quindi passare la serata al freddo non mi avrebbe certamente giovato... Sì sì, decreto che ho fatto un affare a non prendere i biglietti.
Però dentro di me una voglia di Toro comincia a strisciare, una voglia che fa sì che - proprio come i peggiori pendolari che da perfetti sconosciuti iniziano ad attaccarti bottone alle 8 del mattino chiedendoti del perché il clima ormai non è più quello di una volta – poche fermate prima della mia discesa dal tram chieda al ragazzo davanti a me: “Vai allo stadio?”. Lui mi guarda con una faccia da funerale, tanto che già mi pento di aver fatto la mossa avventata di parlottare con un presumibile tifoso del Toro ed inizio a dirmi “Guardami, non ho la sciarpa del Toro ma ho una sciarpa granata, si capisce che siamo fratelli!”; e poi mi risponde “Eh sì... Beh ci proviamo, dopo 20 anni...”. Eccolo lì, il tipico tifoso del Toro, che, come il buon comunista negli anni Settanta votava ciò che gli diceva il Partito, va a vedere la partita di Europa League perché è un obbligo, ma nel fondo del suo cuore sa bene che quelli che andrà a provare saranno i 90 minuti più terrificanti della sua vita. Ecco, il tifoso del Toro.
Parliamo ancora del più e del meno, lamentandoci del fatto che ovviamente non si trasmetterà la partita in chiaro e che quindi probabilmente quando arriverò a casa dovrò cercarmi uno streaming da qualche parte con un commento in polacco e i sottotitoli in giapponese. Scendo e saluto con un inequivocabile “Forza Toro!” che mi rende orgogliosa della solidarietà tra tifosi sconosciuti che, a quanto pare, non solo germoglia all'interno dello stadio ma anche al di fuori.
Ancora galvanizzata da questa solidarietà granata noto con stupore che la stazione della metropolitana è semi-deserta e fantastico su una Torino che si ferma per andare a vedere la partita di Europa League del Toro; ed inizio a guardarmi attorno per scorgere altri indizi sulle persone lì presenti che mi facciano capire se attorno a me ci siano altri tifosi che stanno pensando alla sorte della loro squadra: inspiegabilmente comincio a notare che tutti attorno a me bene o male qualcosa di granata lo indossano. Fino ad arrivare a notare una signora che normalmente si sarebbe presa gli insulti perché staziona davanti alla porta di uscita della metro, ma oggi viene graziata perché indossa giacca, borsa n. 1 e borsa n.2 granata: sicuramente avrà scelto questo colore per un fattore modaiolo, ma a me piace pensare che si tratti lo stesso di una tifosa.
Nel frattempo mi rendo conto che la partita inizierà molto prima del mio arrivo a casa e che perciò devo cercarmi un'alternativa allo streaming polacco-nipponico. Chiedo informazioni e scopro che Radio Rai fa la diretta delle partite di Europa League. Bene, ottimo, sul bus di ritorno a casa potrò ascoltarmi la diretta radio dal mio tecnologicissimo smartphone; così tecnologico che scopro non funzionare da radio FM se non ha un auricolare inserito che possa fungere da antenna. Maledico la tecnologia e penso che forse una speranza posso ancora averla: sul bus l'autista potrebbe aver acceso l'autoradio e quindi potrei sentirmi la diretta comodamente in viaggio. Salgo sul bus fiduciosa ma noto che l'autoradio è spenta: logico, il Guido sarà sicuramente un gobbo, perché è così che ragioniamo noi granata.
Rivaluto però la tecnologia e scarico l'app di Radio Rai per potermi seguire la diretta di “Tutta l'Europa League minuto per minuto” dal mio smartphone. Parte la sigla storica. Ah, che bello, potrò sentirmi la prima mezz'oretta per radio, come facevano i miei avi, come ha fatto per anni mio padre prima dell'avvento delle dirette TV, come probabilmente faceva mio nonno, che non ho mai conosciuto ma che sicuramente era del Toro... Il primo inviato della Rai è all'Olimpico... ma a Roma. Sigh, che delusione... Vabbè, sorbiamoci tutta la formazione della Roma e le polemiche sugli atti vandalici di tifosi nella capitale e spostiamoci... in Turchia. Ah già, gioca anche il Napoli. Sentiamo tutta la formazione del Napoli e scopriamo che l'aeroporto di Istanbul è stato chiuso per neve e che quindi la terna arbitrale che avrebbe dovuto presidiare la partita in Turchia non è mai arrivata dalla Spagna (o dal Portogallo, non ricordo) ed è stata sostituita da Russi. Bene. Perciò ora andremo a Torino per scoprire cosa succede... e invece no, si torna all'Olimpico di Roma, quindi mi rendo conto che la Rai, la cui sede è a Torino, trova il modo per mandare inviati in Turchia nonostante la bufera di neve e non si preoccupa invece di spostare di 7,2 km un suo dipendente per andare all'Olimpico di Torino, anzi, al Comunale, perché chi lo chiama Olimpico per davvero dalle nostre parti?
Infuriata per questa discriminazione e nel pieno della mia polemica mentale, con l'orecchio appiccicato all'altoparlante del cellulare per evitare di disturbare gli altri passeggeri, ecco che un anonimo inviato irrompe da Torino, ma solo per annunciare “1 a 0” per il Bilbao. Basta così, spengo l'app della Rai.
Seguirò la diretta testuale su Toro News, che però è puntualmente sovraccarico perciò il sito non si carica neppure. Trovo perciò un altro sito, Calcioblog, che funziona e che mi aggiorna in tempo reale sulla partita del Toro... già, ma quanto in tempo reale? Ci vuole il tempo tecnico del cronista per scrivere una frasetta, poi il tempo che si posti l'aggiornamento e poi che si aggiorni il sito che ospita la diretta. Ci sarà un ritardo e io come faccio? Devo sapere le cose più in tempo reale, non posso perdermi neanche un secondo. Mentre ormai scendo dal bus perché sono giunta a destinazione, percorro gli ultimi metri verso casa con la faccia appiccicata allo smartphone come i veri bimbi minkia e mi chiedo “Starò davvero sapendo tutto in tempo reale?”, concludo piacevolmente che il vero tempo reale lo mantiene mio padre, che direttamente da casa sua davanti agli schermi di Mediaset Premium mi avvisa via whatsapp “Pari Maxi Lopez” ancor prima di Calcioblog. Il cuore granata.
Salgo le scale ed entro in casa, saluto mio marito che, su mia richiesta e pressione, ha trovato una rete televisiva locale (Videogruppo) che commenta in tempo reale (vero) la partita del Toro: lo saluto e gli dico “Visto? Abbiamo pareggiato!”. Risposta: “Sì ma tanto è tutto finito”. Ah già, per un attimo mi ero scordata com'è il vero tifoso del Toro e mi ritorna alla mente il ragazzo sul tram.
Ed effettivamente col senno di poi era davvero già tutto finito.

Prof.essa S.V.


martedì 17 febbraio 2015

Un punto col Cagliari ma col cuore in Europa



Mannaggia!!
Queste, amici del buon calcio, son quelle partite che ti lasciano con quel gusto agrodolce di aver potuto fare il colpaccio ma aver fatto cilecca sul più bello.

Poteva essere la quinta consecutiva, un altro tabù sfatato e 3 punti che erano alla portata e potevano gasarci ancora di più per l'appuntamento di giovedì sera.
C'è tuttavia da dire che la prestazione della squadra c'è stata, che il buon calcio (non sempre ma a tratti) si è fatto vedere, e che la vittoria è stata sfiorata più volte se non fosse stato per un estremo difensore del Cagliari miracoloso in tre occasioni.

Quindi è VIETATO ESSERE TRISTI O PESSIMISTI, anche perchè chi ama il buon calcio il pessimismo non sa nemmeno cosa sia.
Toro che si presenta senza Farnerud, sostituito da un El Kaddouri che giornata dopo giornata si fa sempre più convincente e decisivo, con il gol che riporta i granata in partita dopo il vantaggio del Cagliari.
Athletic Bilbao
Primo tempo come al solito un po' a diesel con ritmi non altissimi e poche occasioni, contro i rossoblu ben messi in campo, che alla prima distrazione dei granata insaccano. Non passano nemmeno 50 secondi che El Kaddouri rimette a posto le cose.
Ripresa più divertente con i ragazzi di Ventura che spingono subito e per un quarto d'ora sfiorano il vantaggio più volte, con Quagliarella e Glik.

Ma, forse, era nell'aria che sarebbe dovuta andare così, forse se lo aspettavano anche i soliti fratelli del Toro Club, che questa volta non ho potuto andare a trovare, causa una settimana passata a curarmi da una laringite che non mi abbandonava.
La verità è che è difficile anche scrivere questo pezzo, perchè in realtà fin dal triplice fischio di Calvarese che mandava Torino e Cagliari negli spogliatoi (ma forse anche prima) il nostro pensiero era già da un'altra parte. Col fisico guardavamo i ragazzi di Mister Ventura giocare con i sardi, ma in realtà il nostro cuore e il nostro cervello erano da altre parti.

Ci si sentiva già infatti col pensiero dentro uno stadio tutto esaurito, pieno di entusiasmo, di curiosità, di voglia di misurarsi con un avversario e per un obbiettivo ben diverso e (forse) ben più importante di una vittoria casalinga in campionato. Un'atmosfera che alcuni non vivevano da parecchi anni, che altri hanno magari vissuto da giovanissimi, e che altri ancora non hanno provato mai, e forse nemmeno avrebbero immaginato di poter vivere pensando di doversi rassegnare ai racconti dei propri genitori.
Perché giovedì c'è l'Europa League, si giocano i sedicesimi, contro una squadra spagnola, quell'Athletic Bilbao che aggiunge altro fascino ad una gara affascinante già di suo, si gioca forse la partita più importante dell'anno, una partita sudata e meritata, dopo un cammino lungo partito ad agosto con tanti punti interrogativi, ed ora eccoci qua.

Ventura che ammette di non sapere come si dica "buon calcio" in Spagnolo
Non si può quindi stare a pensare a cosa sia accaduto domenica pomeriggio, noi siamo già tutti lì, biglietti naturalmente presi da settimane, preparativi già partiti da lunedì pomeriggio, se ne parla al bar, con gli amici, ci si dà appuntamento per la partenza, ci si raccomanda di essere puntuali <<perchè ci sarà un bordello di gente e dobbiamo trovare posto per la macchina e posto in curva>>. 

C'è ansia, curiosità, paura magari di non fare bella figura, ma al momento ciò che prevale è la speranza, perchè la sensazione è che non sia così impossibile, che si possa fare il colpo, per come sta giocando la squadra ultimamente, soprattutto per la convinzione e il carattere che stanno dimostrando i giocatori in queste ultime partite. Ma naturalmente son tutte cose che si pensano, ma non si dicono, il tifoso del Toro è più scaramantico che mai in queste cose.

Quindi prepariamoci, armiamoci di entusiasmo, di voce per urlare il giusto, di voglia di stare insieme e per una volta tutti uniti per un solo obbiettivo. Perché questa squadra (e sottolineo solo la squadra dal mister in giù fino al magazziniere) lo merita, perchè molti giocatori saranno emozionati e alla prima esperienza in una partita così importante, perchè lo meritiamo anche noi, dopo anni di partite inguardabili e senza ambizione.
Proviamoci, crediamoci, vogliamo bene al Toro e godiamocela alla grande.

Nel nome del Toro e nel nome del buon calcio (europeo).

Forza Toro Sempre!!!







lunedì 9 febbraio 2015

Quattro di fila: e anche Giulietta è servita!!

Non ci fermiamo più!!!
Sarà un caso (non lo è di certo), ma da quando è nata questa gioiosa rubrica de #ilbuoncalcio i nostri ragazzi non smettono più di vincere, e pur di smentire le nostre teorie, riscrivono continuamente, grazie naturalmente alle infime strategie di Mister Ventura, le regole del buon calcio che la Torino granata sta ormai mostrando in tutti gli Stadi dell'italico stivale, ed ultimamente pure in Europa.

Urbano Cairo che si assicura che il portafoglio sia sempre al posto giusto
Ed infatti, dopo il cappottone rifilato alla Sampdoria, e dopo la chiusura del sontuoso mercato di Urbano Cairo, (che non solo è riuscito a non spendere niente ma si è pure messo in berta circa 400.000 Euri, che serviranno per pagare la tredicesima ad Enrico Mentana per le sue maratone elettorali e ad acquistare per se con gli ultimi saldi, una nuova giacca con le tasche cucite sotto le ascelle per poter prendere il portafoglio con maggiore facilità), il Toro continua la sua cavalcata e segna 3 gol anche al Verona di Mandorlini, conseguendo la 4 vittoria consecutiva in serie A, cosa che non capitava dal lontano '78, quando io non ero nemmeno nato e mio padre aveva ancora i capelli (così per dire).
Mentana che sorride sornione per la plusvalenza

Il Toro Club di Bra dove ho nuovamente seguito l'evento, non poteva quasi credere ai propri occhi, soprattutto quando ci son stati veri e propri momenti di gran calcio, con passaggi e movimenti azzeccati al millimetro. Si inizia ormai a notare che il palato del tifoso del Toro sta cambiando velocemente, e mentre nei pre partita di qualche mese fa, si potevano sentire soltanto sacramenti e previsioni sempre all'insegna dell'ottimismo <<Se si va avanti così, qua si retrocede ed andiamo a giocare in serie C (questo commento detto naturalmente dalla seconda giornata di campionato n.d.r.)>>, ora già si inizia ad essere quasi delusi se si vince "solo" 2-0 e non si va in goleada tutte le domeniche.

L'entusiasmo inizia a salire già ad inizio gara, quando i granata danno subito l'impressione che ormai la mentalità del buon calcio non può sbagliare, e tengono le redini della partita di fronte comunque ad un Verona che non molla di un millimetro.
E dopo una mezz'ora di studio ecco che Martinez, furbo come una faina, approfitta di un'indecisione della difesa scaligera, si infila, e batte il portiere giallo blu.
Il Verona prova a reagire ma i granata gestiscono la chiusura del primo tempo in scioltezza.

Durante l'intervallo naturalmente l'atmosfera e sempre un misto tra soddisfazione ed ansia per quello che potrà succedere nel secondo tempo, il Toro farà come contro la Samp chiudendo ed ammazzando la partita, o saranno 45 minuti di sofferenza?

Non ci vuole molto a comprenderlo, perchè appena entrati in campo al 5° minuto, ancora Martinez (davvero incontenibile) si infila in area e viene atterrato dal difensore veronese: L'arbitro fischia il rigore. La tensione, tra noi è palpabile ma ormai sono finiti (speriamo) i tempi in cui si sbagliavano i rigori decisivi, e infatti Quagliarella tira di potenza e sono 2.

Da questo momento il buon calcio si spreca, la palla "frulla" come deve frullare, e Benassi avrebbe sul piede la palla del 0-3 ma scivola al momento della conclusione non centrando la porta. anche Quagliarella si avvicina alla doppietta, ma tre minuti dopo sempre il Quaglia, trovatosi di nuovo libero in area palla al piede, viene atterrato da dietro ancora da Marques. Sarebbe un rigore grosso come una casa, ma l'arbitro questa volta non fischia.
Ma non c'è tempo per recriminare perchè il Toro continua a spingere e non assomiglia nemmeno lontanamente a quella squadra che appena passava in vantaggio se la faceva nelle mutande facendosi rimontare.

Luca Toni sacramenta
E infatti fino a dieci minuti dalla fine i granata sfiorano più volte il terzo gol ma la palla questa volta decide di non entrare, nel frattempo entrano El Kaddouri per Farnerud, Amauri per Quagliarella, e il nuovo arrivo Gonzalez per Benassi. 
Ed è proprio quando uno meno se lo aspetta che la legge del buon calcio sembra farsi beffarda, e in una delle poche azioni offensive del Verona, Luca Toni si trova davanti a Padelli e lo fredda accorciando le distanze.

Da quel momento sembra iniziare un'altra partita col Verona che si butta interamente in avanti alla ricerca disperata del pareggio, il Toro che tiene botta ma si spaventa quando ancora Toni di testa svetta su tutti, ma manda il pallone alto sulla traversa. 
Naturalmente al Toro Club erano già partite imprecazioni, scongiuri e previsioni di sventura imminente, l'arbitro assegna 4 minuti di recupero e ci si prepara a viverli guardando il cronometro, che sembra sempre fermo allo stesso punto facendo diventare ogni secondo un'eternità.
Quand'ecco un contropiede del Toro innescato da El Kaddouri che invece di rallentare come fa di solito accelera affiancato da Martinez. Ci si guarda increduli perchè non si era mai visto El Kaddouri correre a quella velocità, si porta al limite dell'area ci si aspetta il passaggio a Martinez ed invece socca il tiro che l'estremo difensore avversario (anche lui sorpreso come noi da tanta celerità) non può trattenere e la partita si chiude, il Toro porta a casa il quarto successo consecutivo e con grande stupore si ritorna a quel settimo posto in classifica, obbiettivo tanto ambito e sofferto nella scorsa stagione.

Sono solo sorrisi, pacche sulle spalle, sguardi di intesa al Toro Club come per dirsi <<Ordinaria amministrazione, era naturale che finisse così>> quando invece ce l'eravamo fatta tutti addosso nell'arco di 10 minuti. 
Mister Ventura ci indica la strada per l'Europa (passando per Cittadella)
Ma questo è il buon calcio, quando i ragazzi di Ventura hanno visto che la partita stava diventando troppo facile e noiosa, hanno voluto darci questi 10 minuti di emozioni forti (anche per rispetto nei confronti degli avversari che hanno sempre il diritto di fare almeno il gol della bandiera) ben sapendo che alla fine avrebbero fatto la terza rete, che è ormai diventato per noi il minimo sindacale per vincere le partite.

Bene così, domenica prossima c'è il Cagliari e poi finalmente si ritorna in Europa e lì scriveremo un altra storia. Bella o brutta non possiamo ancora saperlo, certamente sarà un'altra pagina di buon calcio.

Sempre Forza Toro, e Avanti così!!!






mercoledì 4 febbraio 2015

Il calcio discount e i miniciccioli di Urbano Cairo

Urbano Cairo e le plusvalenze
Scusate il ritardo….ancora una volta…ma sapete a forza di nuovi arrivi nel Toro, grazie al “sontuoso” calciomercato del presidentissimo, sono rimasto disorientato e non saprei davvero da dove cominciare per esternare la soddisfazione che alberga in tutti noi amanti del buon calcio.

Ricapitolando: a detta di Urbano entro il 10 di gennaio avrebbe piazzato due/tre colpi (a questo punto ci chiediamo i due colpi a chi li abbia effettivamente dati) per dare qualità alla squadra, precisamente due in attacco, e uno a centrocampo per prendere quel benedetto regista che Ventura chiede da solo 4 anni.
Naturalmente il 10 non accade una beata, e noi tutti a criticare perché siamo degli incontentabili brontoloni: <<insomma se uno vuole fare un lavoro fatto bene ha bisogno del suo tempo quindi state sereni (humm dove l’ho già sentita questa cosa? N.d.R.) e abbiate fiducia>>.
Maxi Lopez
E noi di fiducia ne abbiamo anche avuta, nel frattempo arriva, quasi casualmente ma soprattutto gratis, Maxi Lopez e l’argentino fa anche la grande cosa di esordire alla prima partita con un gol, e di convincere tutte le volte che entra in campo. Bene anzi, benissimo, è sufficiente quindi che arrivi il tanto sospirato trequartista per dare un po' di imprevedibilità all’attacco, e il famoso regista e siamo a cavallo, e potremo finalmente fare un girone di ritorno in scioltezza e magari toglierci qualche soddisfazione.

Il presidentissimo si mette sotto col lavoro, va dalla Fiorentina e chiede Ilicic, giocatore che ha chiuso la sua avventura in Viola e che gradirebbe rilanciarsi in granata. Benissimo, tutto praticamente fatto, Urbano chiede il giocatore, il giocatore è pure d’accordo, si preparano già le valige per Torino ma poi….ma poi quel bischero del DS della Fiorentina Pradè chiede una cosa inaudita, quasi offensiva agli occhi del nostro Urbano…in cambio di Ilicic vuole anche dei soldi da lui. Il presidente rimane di sasso, non se lo aspettava davvero, aveva sempre pensato che il “mercato di riparazione” fosse un po’ come quei mercati all’ingrosso con i 3X2 e i buoni omaggio. Nulla da fare a Firenze hanno sta usanza, che se vuoi un loro giocatore lo devi pagare.
La rissa dei vari operatori di mercato per accaparrarsi Barreto
Superato il trauma, la dirigenza si mette subito al lavoro e parte un’estenuante trattativa (<<se mi dai Ilicic io ti regalo la tibia di Barreto>>, <<In cambio di Ilicic ti mandiamo Sanchez Mino a pulirti anche casa>>) condotta in parallelo con altre, per portare nel frattempo il tanto sospirato regista.
Nel frattempo arriva l’utilissimo Ichazo, un portiere, per sostituire Gillet che se ne va al Catania. Vengono ceduti Larrondo, Nocerino, e Perez (l’unico regista vero che avevamo) e si cerca di regalare a chiunque Barreto che viste le prestazioni esaltanti degli ultimi anni, ha davvero la gente che si prende a botte pur di averlo nella propria squadra.
Alvaro Gonzàlez
E dopo aver seguito Lodi, Ledesma, Acquah ma poi abbandonati perché le loro Società di appartenenza chiedevano tutti dei soldi in cambio (probabilmente hanno telefonato a quelli della Fiorentina e hanno subito adottato la loro infima usanza) ecco che Petrachi porta a Torino Gonzàlez (sempre gratis si intende) che naturalmente non è un regista.
Le trattative dell’ultimo giorno, fatte solo telefonicamente perché il DS del Torino non aveva i buoni benzina per andare a Milano alla sede del calciomercato, si sono interrotte mezz’ora prima della chiusura senza essere riusciti a prendere Ilicic e senza nemmeno regalare Barreto ad una qualsiasi squadra presente nel globo terracqueo. Tuttavia è arrivata una giovanissima promessa dal Boca Juniors, che andrà a rinforzare la primavera di Longo, Francesco Serafino (quando ho detto a mio padre che avevamo preso Serafino lui ha subito pensato al pastore protagonista di una vecchia canzone di Adriano Celentano), ma siate felici perché dicono che sia un fenomeno, tempo un paio d’anni e quando è davvero forte potremmo venderlo alla Juve.

Francesco  Serafino
Questo è quanto. I commenti è meglio non farli, meglio farsi 4 risate e sostenere una squadra che si sta dimostrando 1000 volte più meritevole di affetto e rispetto di chi la dovrebbe gestire.


Non abbiate paura il buon calcio vincerà anche questa volta.

Dove Urbano mette i soldi del Toro

















lunedì 2 febbraio 2015

Scorpacciata di buon calcio!!

Scusate il ritardo amici del buon calcio, ma ci son volute più di 24 ore per riprendersi da una felice sbornia dopo la partita di ieri.
Cinque pere ai ciclisti non si vedevano da tanti anni, ma bisogna dire che il Toro che fa cinque gol in generale con qualsiasi squadra, non sia stata propriamente un’abitudine di questi ultimi decenni.
Guardando il numero di occasioni, di tiri in porta e di reti, uno penserebbe che non siano stati rispettati tutti i dogmi del buon calcio, ma possiamo testimoniare che il Mister e i suoi ragazzi (probabilmente consapevoli delle cose che scriviamo su queste pagine) hanno voluto stupirci con effetti davvero speciali (e ne siamo assai felici).

La partita questa volta non l’ho seguita da casa, ma essendo nella ridente cittadina di Bra, mi sono recato assieme a mia sorella Lara alla sede del Toro Club braidese, che trasmette in diretta TV tutte le partite in casa e fuori.
Il Presidente Ferrero scopre che Mihajlovic è l'allenatore della Sampdoria
L’atmosfera davanti al televisore è sempre elettrizzante e oltre allo spettacolo della partita si può apprezzare appieno la psicologia del tifoso granata in tutte le sue forme.
L’età è medio alta, è già prima dell’inizio del match i commenti dei fedelissimi del Club sono subito all’insegna dell’ottimismo e della mentalità vincente <<Eh speriamo oggi di non prenderne più di 3>> oppure sull’attenta e positiva analisi della vittoria contro l’Inter <<Certo abbiamo vinto, ma solo con un gol su calcio d’angolo e poi con questa Inter vince anche mio nonno che è morto da anni>>.
Il tifoso granata ha mille sfaccettature, e in queste occasioni se ne possono ammirare diversi:
QUELLO CHE INSULTA L’ARBITRO: ma non solo durante la partita se sbaglia qualche decisione, lo insulta appena la telecamera lo inquadra nell’entrata in campo, semplicemente perché esiste, perché la sua mamma lo ha partorito e lo ha fatto diventare arbitro sin dalla tenera età. Per lui ogni contatto contro un nostro giocatore è da cartellino, anche se Quagliarella si dovesse inciampare su un filo d’erba da solo a 12 metri dall’avversario più vicino;
L’OTTIMISTA: quello che vede sempre positivo, anche se il Toro perdesse 5-0 lui riesce sempre a trovare qualche motivo per dire che <<alla fine non si è giocato così male>>.
IL TIRA SFIGA, in aperta opposizione alla tipologia precedente. Lui è così anche (e soprattutto) quando le cose vanno bene: ieri si vinceva 4-0 e a 10 minuti dalla fine la Samp segna il 4-1, ed ecco che il tira sfiga entra in azione: <<Ecco io lo sapevo che adesso ci recuperano, siamo sempre le solite teste di c***o!!>>;
Marco Benassi
LO SCOPRITORE DI TALENTI: quello a cui piace vedere esordire i giocatori giovani e sogna un Toro con una prima squadra di ventenni interamente proveniente dal nostro settore giovanile. E’ quello che la prima volta che ha visto entrare Benassi in campo nel Toro ha detto <<Oh finalmente mettiamo un po’ di giovani, questo è bravo, si deve ancora fare ma è forte>> poi due minuti dopo, al primo stop che Benassi ha sbagliato <<Ma togli quella pippa dal campo….ma dove vogliamo andare con questo qui?? Doveee? Questo in Serie B pulirebbe i cessi dello spogliatoio>> facendo, nell’arco di due minuti, passare un giocatore da un potenziale Pallone d’Oro ad uno che farebbe fatica a vendere il pesce a Porta Palazzo.

Ve ne sarebbero mille altri da elencare, e forse un giorno lo faremo, io invece come sempre mi son seduto al solito tavolino (non si cambia mai tavolino da una partita all’altra, questa è la regola), col solito caffè e bicchierino di Montenegro (il caffè non ti fa addormentare durante le fasi di studio e disimpegno con retropassaggi del Toro, il Montenegro inebria e all’occorrenza consola) ed entro nel mio solito mutismo del primo tempo, intervallati da pugni sul tavolo quando si sbaglia un gol o un passaggio, o qualche parola poco gentile o imprecazione, rivolta a volte all’arbitro, ad un avversario o al mondo in generale che in quel momento mi sta sull’anima. In questa fase, dentro di me sono racchiuse tutte le tipologie del tifoso del Toro: pessimista all’inizio, soddisfatto ma impassibile al primo gol, entusiasta al secondo, preoccupato e tira sfiga nel momento che realizzo che stiamo vincendo 2-0 ma abbiamo segnato troppo presto (e questo che io sappia non è buon calcio) e quindi sicuramente adesso la Samp si sveglia, ci segna due gol prima dell’intervallo e da lì alla fine sarà la solita passione e se ci andrà bene la partita finirà in parità.

Ventura che si bulla con Mihajlovic che come tutti sanno è uno che sta allo scherzo
E invece…dopo aver avuto il sospetto che ormai la nostra tattica per segnare sia guadagnare quanti più corner possibile per far andare di testa Glik o Moretti, il Toro sale in cattedra: il Capitano è un muro invalicabile, Quagliarella finalmente determinante, Benassi sempre in crescita, Padelli che fa le uscite prendendo addirittura il pallone, Peres ritornato in versione derby, Ventura sempre più pavoneggiante.
E i gol si susseguono, tripletta del Quaglia, Maxi che entra a partita in corso e sfiora anche lui la rete, il miracolo di Amauri che sempre ben pettinato e coi capelli unti al punto giusto, finalmente prende parte alla “festa del gol” (dopo aver partecipato probabilmente a 1000 altre feste), e la ciliegina di Peres.
Insomma un gran bel Toro, che a fine partita ha fatto tornare a casa noi e tutto il Toro Club sereni e felici di aver passato una domenica di ansie e sofferenze, ma consapevoli di avere vinto con la quarta in classifica e di avere per lo meno una squadra viva che non molla contro tutto e contro tutti, alle volte anche contro noi stessi e le nostre paranoie.

Il buon calcio ha vinto di nuovo.

Avanti così e Forza Toro!!!