Amici de #ilbuoncalcio, diamo il benvenuto su queste pagine, a colei che si può senza dubbio definire la seconda anima di questo blog, l'ideologa e l'ispiratrice di quest'opera editoriale, che sta facendo diventare l'idea del buon calcio non solo un modo per raccontare il Toro, ma un vero e proprio stile di vita. Non avendo potuto presenziare sugli spalti dell'Olimpico ci ha voluto raccontare la sua esperienza lontano dal Toro. Diamo quindi il benvenuto alla Prof.essa Vanessa Lucca.
18.15 Torino, Porta Palazzo.
Mi preparo
per tornare a casa. Alla fermata del bus passa il tram 4. Salgo e trovo un
posticino dove stare comodamente in piedi.
Davanti a me, seduto, noto un ragazzo con cuffiette e barba
ma soprattutto sciarpa del Toro. Osservo meglio: dalla giacca semi aperta noto
che spunta anche una maglia del Toro. In mezzo secondo netto mi ricordo che
quel tram porta direttamente allo stadio e che stasera si gioca Torino -
Atletico Bilbao e che quindi, molto probabilmente, quel ragazzo sta andando
allo stadio. Comincio a darmi giustificazioni sul perché io i biglietti per
quella partita non li ho presi: avrei dovuto prenderli con troppo anticipo ma
la vita non sai mai cosa ti riserva; e in effetti mi sono appena ripresa
dall'influenza quindi passare la serata al freddo non mi avrebbe certamente
giovato... Sì sì, decreto che ho fatto un affare a non prendere i biglietti.
Però dentro di me una voglia di Toro comincia a strisciare,
una voglia che fa sì che - proprio come i peggiori pendolari che da perfetti
sconosciuti iniziano ad attaccarti bottone alle 8 del mattino chiedendoti del
perché il clima ormai non è più quello di una volta – poche fermate prima della
mia discesa dal tram chieda al ragazzo davanti a me: “Vai allo stadio?”. Lui mi
guarda con una faccia da funerale, tanto che già mi pento di aver fatto la
mossa avventata di parlottare con un presumibile tifoso del Toro ed inizio a
dirmi “Guardami, non ho la sciarpa del Toro ma ho una sciarpa granata, si
capisce che siamo fratelli!”; e poi mi risponde “Eh sì... Beh ci proviamo, dopo
20 anni...”. Eccolo lì, il tipico tifoso del Toro, che, come il buon comunista
negli anni Settanta votava ciò che gli diceva il Partito, va a vedere la
partita di Europa League perché è un obbligo, ma nel fondo del suo cuore sa
bene che quelli che andrà a provare saranno i 90 minuti più terrificanti della
sua vita. Ecco, il tifoso del Toro.
Parliamo ancora del più e del meno, lamentandoci del fatto
che ovviamente non si trasmetterà la partita in chiaro e che quindi
probabilmente quando arriverò a casa dovrò cercarmi uno streaming da qualche
parte con un commento in polacco e i sottotitoli in giapponese. Scendo e saluto
con un inequivocabile “Forza Toro!” che mi rende orgogliosa della solidarietà
tra tifosi sconosciuti che, a quanto pare, non solo germoglia all'interno dello
stadio ma anche al di fuori.
Ancora galvanizzata da questa solidarietà granata noto con
stupore che la stazione della metropolitana è semi-deserta e fantastico su una
Torino che si ferma per andare a vedere la partita di Europa League del Toro;
ed inizio a guardarmi attorno per scorgere altri indizi sulle persone lì
presenti che mi facciano capire se attorno a me ci siano altri tifosi che stanno
pensando alla sorte della loro squadra: inspiegabilmente comincio a notare che
tutti attorno a me bene o male qualcosa di granata lo indossano. Fino ad
arrivare a notare una signora che normalmente si sarebbe presa gli insulti
perché staziona davanti alla porta di uscita della metro, ma oggi viene graziata
perché indossa giacca, borsa n. 1 e borsa n.2 granata: sicuramente avrà scelto
questo colore per un fattore modaiolo, ma a me piace pensare che si tratti lo
stesso di una tifosa.
Nel frattempo mi rendo conto che la partita inizierà molto
prima del mio arrivo a casa e che perciò devo cercarmi un'alternativa allo
streaming polacco-nipponico. Chiedo informazioni e scopro che Radio Rai fa la
diretta delle partite di Europa League. Bene, ottimo, sul bus di ritorno a casa
potrò ascoltarmi la diretta radio dal mio tecnologicissimo smartphone; così
tecnologico che scopro non funzionare da radio FM se non ha un auricolare
inserito che possa fungere da antenna. Maledico la tecnologia e penso che forse
una speranza posso ancora averla: sul bus l'autista potrebbe aver acceso
l'autoradio e quindi potrei sentirmi la diretta comodamente in viaggio. Salgo
sul bus fiduciosa ma noto che l'autoradio è spenta: logico, il Guido sarà
sicuramente un gobbo, perché è così che ragioniamo noi granata.
Rivaluto però la tecnologia e scarico l'app di Radio Rai per
potermi seguire la diretta di “Tutta l'Europa League minuto per minuto” dal mio
smartphone. Parte la sigla storica. Ah, che bello, potrò sentirmi la prima
mezz'oretta per radio, come facevano i miei avi, come ha fatto per anni mio
padre prima dell'avvento delle dirette TV, come probabilmente faceva mio nonno,
che non ho mai conosciuto ma che sicuramente era del Toro... Il primo inviato
della Rai è all'Olimpico... ma a Roma. Sigh, che delusione... Vabbè, sorbiamoci
tutta la formazione della Roma e le polemiche sugli atti vandalici di tifosi
nella capitale e spostiamoci... in Turchia. Ah già, gioca anche il Napoli.
Sentiamo tutta la formazione del Napoli e scopriamo che l'aeroporto di Istanbul
è stato chiuso per neve e che quindi la terna arbitrale che avrebbe dovuto
presidiare la partita in Turchia non è mai arrivata dalla Spagna (o dal
Portogallo, non ricordo) ed è stata sostituita da Russi. Bene. Perciò ora
andremo a Torino per scoprire cosa succede... e invece no, si torna all'Olimpico
di Roma, quindi mi rendo conto che la Rai, la cui sede è a Torino, trova il
modo per mandare inviati in Turchia nonostante la bufera di neve e non si
preoccupa invece di spostare di 7,2
km un suo dipendente per andare all'Olimpico di Torino,
anzi, al Comunale, perché chi lo chiama Olimpico per davvero dalle nostre
parti?
Infuriata per questa discriminazione e nel pieno della mia
polemica mentale, con l'orecchio appiccicato all'altoparlante del cellulare per
evitare di disturbare gli altri passeggeri, ecco che un anonimo inviato irrompe
da Torino, ma solo per annunciare “1
a 0”
per il Bilbao. Basta così, spengo l'app della Rai.
Seguirò la diretta testuale su Toro News, che però è
puntualmente sovraccarico perciò il sito non si carica neppure. Trovo perciò un
altro sito, Calcioblog, che funziona e che mi aggiorna in tempo reale sulla
partita del Toro... già, ma quanto in tempo reale? Ci vuole il tempo tecnico
del cronista per scrivere una frasetta, poi il tempo che si posti
l'aggiornamento e poi che si aggiorni il sito che ospita la diretta. Ci sarà un
ritardo e io come faccio? Devo sapere le cose più in tempo reale, non posso
perdermi neanche un secondo. Mentre ormai scendo dal bus perché sono giunta a
destinazione, percorro gli ultimi metri verso casa con la faccia appiccicata
allo smartphone come i veri bimbi minkia e mi chiedo “Starò davvero sapendo
tutto in tempo reale?”, concludo piacevolmente che il vero tempo reale lo
mantiene mio padre, che direttamente da casa sua davanti agli schermi di Mediaset
Premium mi avvisa via whatsapp “Pari Maxi Lopez” ancor prima di Calcioblog. Il
cuore granata.
Salgo le scale ed entro in casa, saluto mio marito che, su
mia richiesta e pressione, ha trovato una rete televisiva locale (Videogruppo)
che commenta in tempo reale (vero) la partita del Toro: lo saluto e gli dico
“Visto? Abbiamo pareggiato!”. Risposta: “Sì ma tanto è tutto finito”. Ah già,
per un attimo mi ero scordata com'è il vero tifoso del Toro e mi ritorna alla
mente il ragazzo sul tram.
Ed effettivamente col senno di poi era davvero già tutto
finito.
Prof.essa S.V.
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