venerdì 20 febbraio 2015

Prepartita lontano dallo stadio


Amici de #ilbuoncalcio, diamo il benvenuto su queste pagine, a colei che si può senza dubbio definire la seconda anima di questo blog, l'ideologa e l'ispiratrice di quest'opera editoriale, che sta facendo diventare l'idea del buon calcio non  solo un modo per raccontare il Toro, ma un vero e proprio stile di vita. Non avendo potuto presenziare sugli spalti dell'Olimpico ci ha voluto raccontare la sua esperienza lontano dal Toro. Diamo quindi il benvenuto alla Prof.essa Vanessa Lucca.

18.15 Torino, Porta Palazzo.
Mi preparo per tornare a casa. Alla fermata del bus passa il tram 4. Salgo e trovo un posticino dove stare comodamente in piedi.
Davanti a me, seduto, noto un ragazzo con cuffiette e barba ma soprattutto sciarpa del Toro. Osservo meglio: dalla giacca semi aperta noto che spunta anche una maglia del Toro. In mezzo secondo netto mi ricordo che quel tram porta direttamente allo stadio e che stasera si gioca Torino - Atletico Bilbao e che quindi, molto probabilmente, quel ragazzo sta andando allo stadio. Comincio a darmi giustificazioni sul perché io i biglietti per quella partita non li ho presi: avrei dovuto prenderli con troppo anticipo ma la vita non sai mai cosa ti riserva; e in effetti mi sono appena ripresa dall'influenza quindi passare la serata al freddo non mi avrebbe certamente giovato... Sì sì, decreto che ho fatto un affare a non prendere i biglietti.
Però dentro di me una voglia di Toro comincia a strisciare, una voglia che fa sì che - proprio come i peggiori pendolari che da perfetti sconosciuti iniziano ad attaccarti bottone alle 8 del mattino chiedendoti del perché il clima ormai non è più quello di una volta – poche fermate prima della mia discesa dal tram chieda al ragazzo davanti a me: “Vai allo stadio?”. Lui mi guarda con una faccia da funerale, tanto che già mi pento di aver fatto la mossa avventata di parlottare con un presumibile tifoso del Toro ed inizio a dirmi “Guardami, non ho la sciarpa del Toro ma ho una sciarpa granata, si capisce che siamo fratelli!”; e poi mi risponde “Eh sì... Beh ci proviamo, dopo 20 anni...”. Eccolo lì, il tipico tifoso del Toro, che, come il buon comunista negli anni Settanta votava ciò che gli diceva il Partito, va a vedere la partita di Europa League perché è un obbligo, ma nel fondo del suo cuore sa bene che quelli che andrà a provare saranno i 90 minuti più terrificanti della sua vita. Ecco, il tifoso del Toro.
Parliamo ancora del più e del meno, lamentandoci del fatto che ovviamente non si trasmetterà la partita in chiaro e che quindi probabilmente quando arriverò a casa dovrò cercarmi uno streaming da qualche parte con un commento in polacco e i sottotitoli in giapponese. Scendo e saluto con un inequivocabile “Forza Toro!” che mi rende orgogliosa della solidarietà tra tifosi sconosciuti che, a quanto pare, non solo germoglia all'interno dello stadio ma anche al di fuori.
Ancora galvanizzata da questa solidarietà granata noto con stupore che la stazione della metropolitana è semi-deserta e fantastico su una Torino che si ferma per andare a vedere la partita di Europa League del Toro; ed inizio a guardarmi attorno per scorgere altri indizi sulle persone lì presenti che mi facciano capire se attorno a me ci siano altri tifosi che stanno pensando alla sorte della loro squadra: inspiegabilmente comincio a notare che tutti attorno a me bene o male qualcosa di granata lo indossano. Fino ad arrivare a notare una signora che normalmente si sarebbe presa gli insulti perché staziona davanti alla porta di uscita della metro, ma oggi viene graziata perché indossa giacca, borsa n. 1 e borsa n.2 granata: sicuramente avrà scelto questo colore per un fattore modaiolo, ma a me piace pensare che si tratti lo stesso di una tifosa.
Nel frattempo mi rendo conto che la partita inizierà molto prima del mio arrivo a casa e che perciò devo cercarmi un'alternativa allo streaming polacco-nipponico. Chiedo informazioni e scopro che Radio Rai fa la diretta delle partite di Europa League. Bene, ottimo, sul bus di ritorno a casa potrò ascoltarmi la diretta radio dal mio tecnologicissimo smartphone; così tecnologico che scopro non funzionare da radio FM se non ha un auricolare inserito che possa fungere da antenna. Maledico la tecnologia e penso che forse una speranza posso ancora averla: sul bus l'autista potrebbe aver acceso l'autoradio e quindi potrei sentirmi la diretta comodamente in viaggio. Salgo sul bus fiduciosa ma noto che l'autoradio è spenta: logico, il Guido sarà sicuramente un gobbo, perché è così che ragioniamo noi granata.
Rivaluto però la tecnologia e scarico l'app di Radio Rai per potermi seguire la diretta di “Tutta l'Europa League minuto per minuto” dal mio smartphone. Parte la sigla storica. Ah, che bello, potrò sentirmi la prima mezz'oretta per radio, come facevano i miei avi, come ha fatto per anni mio padre prima dell'avvento delle dirette TV, come probabilmente faceva mio nonno, che non ho mai conosciuto ma che sicuramente era del Toro... Il primo inviato della Rai è all'Olimpico... ma a Roma. Sigh, che delusione... Vabbè, sorbiamoci tutta la formazione della Roma e le polemiche sugli atti vandalici di tifosi nella capitale e spostiamoci... in Turchia. Ah già, gioca anche il Napoli. Sentiamo tutta la formazione del Napoli e scopriamo che l'aeroporto di Istanbul è stato chiuso per neve e che quindi la terna arbitrale che avrebbe dovuto presidiare la partita in Turchia non è mai arrivata dalla Spagna (o dal Portogallo, non ricordo) ed è stata sostituita da Russi. Bene. Perciò ora andremo a Torino per scoprire cosa succede... e invece no, si torna all'Olimpico di Roma, quindi mi rendo conto che la Rai, la cui sede è a Torino, trova il modo per mandare inviati in Turchia nonostante la bufera di neve e non si preoccupa invece di spostare di 7,2 km un suo dipendente per andare all'Olimpico di Torino, anzi, al Comunale, perché chi lo chiama Olimpico per davvero dalle nostre parti?
Infuriata per questa discriminazione e nel pieno della mia polemica mentale, con l'orecchio appiccicato all'altoparlante del cellulare per evitare di disturbare gli altri passeggeri, ecco che un anonimo inviato irrompe da Torino, ma solo per annunciare “1 a 0” per il Bilbao. Basta così, spengo l'app della Rai.
Seguirò la diretta testuale su Toro News, che però è puntualmente sovraccarico perciò il sito non si carica neppure. Trovo perciò un altro sito, Calcioblog, che funziona e che mi aggiorna in tempo reale sulla partita del Toro... già, ma quanto in tempo reale? Ci vuole il tempo tecnico del cronista per scrivere una frasetta, poi il tempo che si posti l'aggiornamento e poi che si aggiorni il sito che ospita la diretta. Ci sarà un ritardo e io come faccio? Devo sapere le cose più in tempo reale, non posso perdermi neanche un secondo. Mentre ormai scendo dal bus perché sono giunta a destinazione, percorro gli ultimi metri verso casa con la faccia appiccicata allo smartphone come i veri bimbi minkia e mi chiedo “Starò davvero sapendo tutto in tempo reale?”, concludo piacevolmente che il vero tempo reale lo mantiene mio padre, che direttamente da casa sua davanti agli schermi di Mediaset Premium mi avvisa via whatsapp “Pari Maxi Lopez” ancor prima di Calcioblog. Il cuore granata.
Salgo le scale ed entro in casa, saluto mio marito che, su mia richiesta e pressione, ha trovato una rete televisiva locale (Videogruppo) che commenta in tempo reale (vero) la partita del Toro: lo saluto e gli dico “Visto? Abbiamo pareggiato!”. Risposta: “Sì ma tanto è tutto finito”. Ah già, per un attimo mi ero scordata com'è il vero tifoso del Toro e mi ritorna alla mente il ragazzo sul tram.
Ed effettivamente col senno di poi era davvero già tutto finito.

Prof.essa S.V.


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